Gela. Reperti archeologici a rischio cementificazione e scippo alla cittadinanza nella ricorrenza dei 2700 anni dalla sua fondazione. Hanno salutato con queste parole l’annunciata soppressione degli uffici della Soprintendenza a Bosco Littorio, gli esponenti regionali e provinciali del sindacato Cobas-Codir riunitisi in assemblea al museo per promuovere una azione contro il mancato rinnovo contrattuale dei dipendenti regionali.
Mentre l’amministrazione comunale bandisce una gara per promuovere la storia della città, quasi ignara di quello che sta accadendo, “la deputazione gelese e nissena all’Ars assiste in silenzio – dice Michele D’Amico – responsabile regionale Cobas Codir politiche Beni culturali – alla disfatta di Bosco Littorio.
Auspico con i politici una collaborazione per avviare un percorso univoco a tutela della sede di Bosco Littorio. La nota che il dirigente generale ha fatto nei confronti dei lavoratori del sito della Soprintendenza a Gela ci lascia perplessi. Non si può eliminare il presidio in una realtà come questa.
E’ impensabile gestire il territorio con un ufficio a 80 chilometri di distanza, convincere i cittadini ad autodenunciarsi, spendere tempo e denaro per recarsi alla Soprintendenza di Caltanissetta”.
“La chiusura – spiega Marcello Minio, segretario generale Cobas Codir – oltre a causare disagi ai lavoratori sarebbe una gravissima mancanza per il territorio di Gela. L’ufficio è di strategica importanza. Il pericolo reale è che questa fantomatica mobilità annunciata dal Governo sfoci con lo smantellamento di uffici importanti come Bosco Littorio”.
“Dal primo marzo sarà più difficoltoso gestire il controllo del territorio per la salvaguardia del patrimonio storico-culturale – accusa Salvatore Rugnone, segretario provinciale Codbas Codir – La tempistica d’intervento sul territorio diventa difficoltoso e il rischio di vedere proliferare una crescita disordinata del territorio gelese, ricco di storia ed interesse archeologico è reale”.
Intanto i dipendenti regionali giudicano offensivo il trattamento economico considerato che alcune categorie guadagnano poco meno di 950 euro al mese alle quali sarebbe destinato, dopo sei anni, un aumento contrattuale di circa 7 euro al mese.
“Abbiamo chiesto la riqualificazione del personale – conclude Toni Di Maria, componente segreteria provinciale Cobas Codir – e non la progressione del cosiddetto gambero, come vogliono fare apparire all’Aran”.