Cento euro per ogni voto comprato ed un posto di lavoro, ecco come la mafia si imponeva a Niscemi

 
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Niscemi. Cento euro per ogni voto a Francesco La Rosa.

E promesse di assunzione nelle imprese controllate da Giuseppe Attardi, padre di Calogero “Carlo” Attardi, architetto gelese assessore della giunta dell’ex sindaco niscemese. Nell’inchiesta “polis” condotta dalla Dda nissena e dai commissariati di Gela, Niscemi e della Squadra mobile, emergono particolari inquietanti nei rapporti tra Cosa nostra e la politica.

Nove le ordinanze di custodia cautelare eseguite all’alba di oggi. Gli arrestati sono:  Giancarlo Lucio Maria Giugno, di 59 anni, detenuto nella casa circondariale di Terni; Salvatore Ficarra,di 47; Francesco Spatola, di 53; Francesco Alesci, di 48; Francesco La Rosa, di 54, ex sindaco di Niscemi; Calogero ‘Carlo’ Attardi, di 31, ex consigliere comunale eletto nella lista per La Rosa; Giuseppe Attardi, di 54, padre di Calogero, imprenditore;  Salvatore Mangione, di 47 e Giuseppe Mangione, di 44, collaboratori dell’ex sindaco. Giugno, Ficarra, Spatola e Alesci sono accusati di associazione mafiosa, per aver fatto parte di Cosa nostra; Francesco La Rosa, Calogero Attardi, suo padre Giuseppe, Salvatore Mangione, Giuseppe Mangione, accusati di voto di scambio, sono agli arresti domiciliari.

Gli incontri avvenivano sempre in aperta campagna. La Rosa avrebbe anche promesso o erogato 10 mila euro per avere quale candidato in lista la sorella di Salvator Ficarra, parente di Alessandro Barberi. Sia La Rosa che Attardi promettevano posti di lavoro in cambio di voti alle aziende riconducibili a Giuseppe Attardi.

La Rosa venne eletto con 7377 voti nel ballottaggio dell’21 maggio 2012. L’ex sindaco faceva parte anche della giunta di Niscemi sciolta per infiltrazioni mafiose nel 2004. Raggiunto l’obiettivo dell’elezione Barberi battè cassa, ovvero pretese prima 20 mila poi altri 22 mila euro per aver contribuito all’elezione di La Rosa.

Appena 48 ore fa l’ex sindaco ha consegnato la fascia tricolore a Massimiliano Conti, che oggi non ha voluto commentare l’accaduto limitandosi alla frase di circostanza di “fiducia nella magistratura”.

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