“Cavalli di ritorno” dopo i furti, arrivano quattro condanne: sette anni ad Alferi

 
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Gli scooter venivano spesso nascosti in un garage a Scavone

Gela. Erano tutti accusati di aver messo le mani in furti di ciclomotori e in una rapina. Il gup Paolo Fiore ha condannato i coinvolti nell’inchiesta “Cavallo di ritorno”, accogliendo quasi integralmente le istanze avanzate dai pm della procura. Sette anni di reclusione a Gaetano Alferi, cinque anni e otto mesi per Nicola D’Amico, tre anni e otto mesi a Mirko Dammaggio e tre anni a Ivan Iapichello. I poliziotti del commissariato hanno ricostruito il sistema delle estorsioni escogitato attraverso i cavalli di ritorno. I mezzi venivano rubati e nascosti in un garage tra le palazzine popolari di Scavone. Per riaverli era necessario pagare. I colpi sono stati video-ripresi dagli investigatori. Elementi che i pm della procura hanno portato davanti al gup, dopo che le difese hanno scelto il rito abbreviato. Tra i fatti ricostruiti, la rapina ai danni di un giovane, al quale sono stati sottratti diversi biglietti di un concerto poi tenutosi a Catania.

I difensori, gli avvocati Antonio Gagliano, Nicoletta Cauchi, Davide Limoncello ed Ernesto Brivido, hanno cercato di ridimensionare i fatti, nonostante le pesanti prove raccolte nel corso delle indagini. Come chiesto dai legali di Alferi e D’Amico (gli avvocati Brivido e Cauchi), è però caduta l’accusa di associazione. Altri coinvolti nel blitz sono già stati rinviati a giudizio.

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