Gela. La Corte di Cassazione non ha accolto il ricorso della procura contro l’annullamento del sequestro che era stato imposto a Renzo Caponetti, esercente ed ex storico presidente dell’antiracket locale. Il riesame nisseno aveva già escluso la sussistenza delle ipotesi di reato e di conseguenza dispose la restituzione dei beni all’esercente e alla consorte, entrambi indagati nell’inchiesta avviata. Per gli inquirenti, ci sarebbero stati “artifizi e raggiri” per ottenere le somme come vittima di estorsione, però “traendo in inganno” la struttura del Commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura. Furono condotti controlli sulle attività commerciali di Caponetti. I legali dell’ex presidente dell’antiracket, gli avvocati Mario Ceraolo e Rosario Pennisi, in Cassazione hanno chiesto di respingere il ricorso della procura, che invece ha ribadito la linea d’accusa: ferma nella conclusione di rivedere la decisione del riesame per ripristinare il sequestro.
I difensori, anche nel procedimento tenutosi davanti ai giudici romani, hanno confermato l’insussistenza delle ipotesi contestate. Escludono raggiri per ottenere i fondi destinati alle vittime di usura ed estorsione. È stato più volte sottolineato, pure durante le indagini, che Caponetti negli anni è stato vittima di minacce e intimidazioni, proprio per la scelta di denunciare e di dar vita all’antiracket “Gaetano Giordano”, tra le prime associazioni sorte in Sicilia contro le imposizioni estorsive dei clan. Quei fondi, stando ai difensori, furono ottenuti regolarmente e con parere favorevole della prefettura. Indicazioni confermate dal riesame. Di recente, proprio la prefettura ha cancellato l’antiracket locale dalla lista delle associazioni antiestorsione ed antiusura. I soci hanno riorganizzato la struttura interna e la presidenza è andata ad un altro dei soci della prima ora, Salvino Legname. Ora, arriva una decisione favorevole anche dalla Cassazione.