Gela. E’ ancora pericoloso e potrebbe riprendere in mano le redini della famiglia di mafia, nonostante sia ormai detenuto da anni. I giudici della Corte di Cassazione, con motivazioni che sono state da poco rese pubbliche, hanno confermato il regime del carcere duro per il cinquantaquattrenne Alessandro Emmanuello. Il ricorso davanti ai magistrati di Cassazione era stato presentato per contestare l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma, che aveva confermato la proroga, per altri due anni, del regime detentivo del 41 bis, quello imposto ai boss di mafia. In base al ricorso avanzato, la decisione del tribunale di sorveglianza avrebbe preso le mosse da elementi investigativi ormai superati dal tempo e legati al periodo precedente all’arresto di Emmanuello, che è già stato condannato all’ergastolo, anche per reati gravi come l’omicidio. Le motivazioni avanzate dalla difesa, hanno messo in dubbio la fondatezza della scelta di confermare il regime restrittivo ad Emmanuello, che venne arrestato fuori dai confini nazionali, per poi essere trasferito in Italia.
Per la Cassazione, la decisione del tribunale di sorveglianza è da confermare perché, come si legge nella sentenza, “la motivazione del provvedimento ha dato ampia dimostrazione dell’accertamento dell’attuale capacità di cui sopra, ponendo appropriatamente in evidenza la posizione di vertice assunta da Emmanuello nell’omonimo clan mafioso già nella metà degli anni ’80, i gravi reati anche per fatti di sangue che avevano manifestato nel tempo tale posizione, l’incontestabile pericolosità da essi dimostrata, nonché la stabilità e le ramificazioni nel territorio del sodalizio considerato, così come confermato anche in atto dall’esito di recenti indagini. I giudici di merito hanno poi rilevato che Emmanuello non solo non aveva mai manifestato positivi segnali di ravvedimento o di distacco da un’associazione criminale in cui aveva assunto e poteva assumere in atto, in forza di quanto sopra, una posizione di assoluto protagonista avvalendosi di consolidati ed estesi contatti già acquisiti, ma anche aveva mostrato concretamente, attraverso infrazioni disciplinari anche recenti, certi comportamenti di significato opposto”. Per i giudici, quindi, Emmanuello non si è mai dissociato dalla famiglia d mafia, della quale fu ai vertici.