Gela. Dopo due annullamenti decisi dalla Corte di Cassazione, arriva l’assoluzione per Marco Vella.
Il verdetto dei giudici catanesi. Era accusato di concorso nell’omicidio del quarantottenne Benito Cannizzo. L’uomo venne ucciso all’interno del bar Rouse di via Crispi. Era il dicembre di sei anni fa quando il corpo senza vita di Cannizzo venne ritrovato dagli investigatori. La condanna a otto anni di reclusione è diventata definitiva, invece, per Orazio Vella, fratello di Marco, e già titolare del bar. In base alle accuse, avrebbe colpito mortalmente con bastoni Cannizzo dopo l’ennesima, animata, discussione. Secondo gli inquirenti, la vittima avrebbe preteso di consumare nel bar senza pagare. Nel settembre di un anno fa, i giudici della Corte di Cassazione, per la seconda volta, avevano deciso di annullare con rinvio la condanna a sette anni di reclusione già comminata allo stesso Marco Vella. Venne accolto il ricorso presentato dai difensori Danilo Tipo e Giovanni Aricò che contestavano soprattutto la carenza della motivazione che condusse alla condanna decisa dai giudici della Corte d’assise d’appello di Catania. I legali hanno sempre sostenuto che i fratelli Vella agirono solo per difendersi e per evitare che Cannizzo potesse ancora imporgli consumazioni gratuite. Adesso, proprio i giudici della Corte d’assise d’appello di Catania hanno deciso per l’assoluzione. Non ci sarebbero, infatti, elementi tali per collegare Marco Vella alla morte di Benito Cannizzo. Una linea, invece, contestata dai legali di parte civile, gli avvocati Maurizio Scicolone, Paola Savio, Luana Garozzo e Dionisio Nastasi, che hanno rappresentato i familiari della vittima.