Gela. Il centrosinistra locale che ha sostenuto il progetto del sindaco Di Stefano non può essere la base per un “campo largo” in salsa cittadina né per lanciare la corsa alla presidenza della Regione del parlamentare Ars Nuccio Di Paola. L’esponente di Sinistra Italiana e del laboratorio PeR Paolo Cafa’ lo conferma, riferendosi al dibattito in corso anche sui rapporti con i renziani di Italia Viva. “Il dibattito consiliare e politico di questi giorni è incentrato a definire rapporti e interlocuzioni in seno al cosiddetto campo largo, che non c’è e non può esistere se per campo largo si intende una ampia coalizione che comprenda Iv o Azione, che non ne possono fare parte per la loro incoerenza e inaffidabilità politica. Ma il problema – dice Cafa’ – non è tanto il campo largo, che è una invenzione semantica per aggregare soggetti tra loro diversi, quanto il cosiddetto campo ristretto spurio e locale in cui si sono rinchiusi il Pd, i civici di “Una Buona Idea”, alias Mpa mascherato, e il M5s, che ufficialmente nel corso del ballottaggio del 23 e 24 giugno 2024 non si sono voluti apparentare con nessuno, nemmeno con chi è parte integrante del centrosinistra, come “PeR” e Sinistra Italiana, salvo poi stringere rapporti ad personam con l’avversario politico dietro promesse e prebende, vincendo con escamotage ed inganni. Allora, prima di pontificare sui campi larghi o ristretti bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di fare outing, autocritica, e chiedersi se si è di sinistra e coerenti, quindi meritevoli di costruire recinti ovvero opportunisti”.
Cafa’ fa intendere che uno dei gangli essenziali di un ragionamento che non condivide è il parlamentare Ars Di Paola. Il coordinatore regionale M5s ha messo la sigla politica sulla candidatura del sindaco Di Stefano ed è accreditato per guidare l’opposizione a Schifani, pure nella prospettiva delle prossime regionali. “Porre la discussione su un’ipotetica candidatura alla presidenza della Regione dell’onorevole Di Paola, non solo è temporalmente prematuro ma è irrispettoso nei confronti di una comunità che vive in un contesto di permanente incancrenimento dei problemi, a cui manca dall’acqua al sale. Chi ha pianificato l’ascesa alla attuale sindacatura – conclude – non può pensare di pianificare adesso la propria carriera politica dimenticando la città e gli errori compiuti durante il ballottaggio con il rifiuto dell’apparentamento. Inoltre, se non c’è la capacità di risolvere i problemi circoscritti, strutturali di una città di 70 mila abitanti, figuriamoci se si può essere in grado di risolvere i problemi ben più grandi, ben più complessi, di una Regione di 5 milioni di abitanti. Autorevolezza a parte”. Ancora una volta Cafa’ si mette fuori da un contesto di centrosinistra che ritiene “non originale” e fin troppo connotato da personalismi.