Gela. Vita dura per i camici bianchi che operano presso l’ospedale “Vittorio Emanuele”, presi letteralmente di mira da pazienti e utenti. Il bilancio dei medici aggrediti, in pochi mesi, è salito a quattro. L’ultimo episodio si è verificato nell’unità operativa di Ostetricia e ginecologia, dove è stata presa di mira è la ginecologa. Accusata, dai familiari di una giovane partoriente, di non avere fatto il possibile per salvare la vita al piccolo che una ventunenne ha portato in grembo per nove mesi e cinque giorni. La vicenda è sfociata presto dalle parole alle vie di fatto. La ginecologa sarebbe stata strattonata e presa per i capelli. Solo l’intervento dei carabinieri e degli agenti del locale commissariato di polizia ha permesso al medico di trincerarsi dentro una stanza di degenza. Per la ginecologa si è rivelato indispensabile sottoporsi ale cure mediche del Pronto soccorso, dove, qualche giorno prima un paziente aveva mandato in frantumi un monitor del computer. Sempre presso l’unità di emergenza e accettazione di via Palazzi era stato aggredito il medico Gabriele Lupica. Due persone, una delle quali in attesa, non hanno esitato colpirlo a pugni e calci prima di allontanarsi dal Pronto soccorso. Sempre in estate un altro episodio di violenza si era verificato nell’unità operativa di Oncologia. La vittima, in questa circostanza, è stato l’oncologo Roberto Valenza dirigente del servizio di cura delle patologie tumorali. Anche in questa circostanza il dirigente medico venne aggredito dai familiari di un paziente morto dopo un lungo periodo di trattamento. “Sono violenze inaccettabili. Riponiamo fiducia negli inquirenti”, accusa Giovanni D’Ippolito, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi della provincia nissena. Il suo intervento arriva dopo l’aggressione alla ginecologa. “A nome personale e del consiglio direttivo – aggiunge D’Ippolito – condanniamo questo grave episodio manifestando profonda preoccupazione per le inaccettabili violenze che periodicamente subisce il personale delle strutture ospedaliere nell’esercizio delle proprie funzioni, in particolare nel presidio di Gela dove recentemente altri colleghi sono stati vittime di aggressioni. L’inchiesta dell’autorità giudiziaria, nei confronti della quale riponiamo massima fiducia, servirà a fare chiarezza sulla tragica morte del neonato. Più volte abbiamo segnalato i rischi per l’incolumità dei medici e degli altri operatori sanitari, ai quali va garantita la sicurezza necessaria per consentire un efficiente svolgimento del loro lavoro, volto esclusivamente alla cura ed all’ascolto dei pazienti”.