Camera penale, Gaccione: "Nelle carceri italiane sovraffollamento oltre il livello di guardia"
Questa mattina, la visita all'interno del carcere di Balate
Gela. Dopo la visita odierna, all'interno del carcere di Balate, dalla Camera penale “Eschilo” (presieduta dall'avvocato Rocco Guarnaccia) che l'ha sostenuta nell'ambito dell'iniziativa “Ristretti in agosto” dell'Unione camere penali italiane, è il vicepresidente Angelo Gaccione a richiamare le forti preoccupazioni sulle condizioni che prevalgono nelle strutture detentive italiane. Insieme ai legali della Camera penale “Eschilo”, il presidente del Consiglio dell'ordine Mariella Giordano e una rappresentanza del Cnf (avvocato Antonio Gagliano) e dell'associazione “Nessuno tocchi Caino” (con l'avvocato Giacomo Ventura anche presidente onorario della Camera penale), oltre ai parlamentari Pietro Lorefice e Salvatore Scuvera. Balate si conferma un'eccezione, dato che non sono emerse criticità particolari, soprattutto sul piano del sovraffollamento "A differenza della Casa circondariale di Gela, a livello nazionale sono state diverse le problematiche evidenziate. In primis, il sovraffollamento. I numeri parlano di circa 63.000 ristretti, a fronte di una capienza regolamentare di 51.280 posti (10.000 ristretti in più). In pratica, su 189 istituti solo 36 non sono colpiti dal sovraffollamento. Siamo al livello di guardia del 2013 e della sentenza Torreggiani con cui la Corte Edu ha condannato l’Italia per la violazione dell’art. 3 della Convezione (“Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”). In secondo luogo, la carenza di strutture carcerarie e personale della polizia penitenziaria. E’ stata denunciata la mancanza di strutture a detenzione attenuate, ove accogliere le madri di bambini piccoli, che – altrimenti - sono costretti a vivere “dietro le sbarre”. Sono stati indicati carceri, gravemente, deficitarie di servizi igienici, di adeguati ambienti, muniti di ristretti passeggi assolati e infuocati. E’ stata segnalata l’atavica carenza di personale della polizia penitenziaria (circa 18 mila agenti in meno rispetto all’organico ufficiale). In questo contesto, si è inserita – in alcuni istituti - l’adozione di circolari, che determinano la rigorosa chiusura delle sezioni nel nome di una distorta e manipolata “sicurezza delle celle” ovvero la cancellazione delle attività trattamentali. Per arrivare al dramma dei suicidi: 57 dall’inizio dell’anno tra i detenuti. Erano stati 91 lo scorso anno, ai quali vanno aggiunti quelli deceduti per altre cause (malattia, overdose, omicidio, cause da accertare, che nel 2024 sono stati 155). Infine, il mantra ingannevole dello slogan “certezza della pena”. Si tratta di un principio che non ha alcuna copertura costituzionale, per cui la sua interpretazione nel senso di “più carcere più sicurezza” è una truffa delle etichette, un mantra ingannevole, che dovrebbe essere rovesciato nel suo esatto contrario. La cartina al tornasole sono le statistiche, che dimostrano – inequivocabilmente – come più le pene sono scontate con misure alternative più diminuisce la recidiva. La pena deve, certo, avere una funzione retributiva e general-preventiva, ma, principalmente, la pena deve essere funzionale alla rieducazione e risocializzazione dell’autore del reato. Nella discussione collettiva sono stati, costruttivamente, individuati una serie di rimedi. Sono stati proposti la detenzione domiciliare allargata o ipotesi di provvedimenti clemenziali (amnistia / indulto)ovvero di liberazione anticipata speciale. In definitiva, se è vero - come affermato da Tolstoj - che la civiltà di un popolo si misura dalle condizioni delle carceri, appare doveroso agire. Si tratta di un atto dovuto; di un atto (richiamando il Presidente Petrelli) di giustizia riparatrice e di lealtà istituzionale", riporta una nota del vicepresidente della Camera penale "Eschilo" Angelo Gaccione.
In foto gli avvocati Angelo Gaccione, Claudio Bellanti (direttivo Camera penale) e Rocco Guarnaccia
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