Caltanissetta ebbe un architetto del "Milazzismo", stravolse la politica siciliana e il sindacato nazionale: ecco chi era
Da Caltanissetta al vertice del PCI: Emanuele Macaluso, architetto del Milazzismo, stravolse la politica siciliana e il sindacato nazionale.
Nato a Caltanissetta il 21 marzo 1924, Emanuele Macaluso emerse come una delle voci più tenaci della sinistra italiana. Cresciuto tra miniere di zolfo e agitazioni operaie, aderì clandestinamente al Partito Comunista d’Italia nel 1941, muovendo i primi passi in un contesto sociale segnato da povertà, emigrazione e repressione fascista. Da quel momento la sua traiettoria si intrecciò con la storia del sindacalismo siciliano e del PCI, fino a diventare una figura-cardine della politica repubblicana.
La fucina sindacale: dalle lotte nissene alla CGIL nazionale
Macaluso divenne segretario della Camera del Lavoro di Caltanissetta già nel 1944, quando la Sicilia usciva dal trauma bellico. In pochi anni condusse vertenze che mobilitarono braccianti, zolfatari e ferrovieri, usando la dialettica come arma contro padroni e mafiosi. Tra il 1947 e il 1956 fu segretario regionale della CGIL: guidò scioperi per il salario minimo agricolo e per la sicurezza nelle miniere, conquistando fama di “organizzatore instancabile”. Le sue parole d’ordine – unità di classe e contrattazione territoriale – anticipavano la strategia sindacale nazionale degli anni Sessanta.
Il “colpo di scena” del Milazzismo e l’ascesa nel PCI
Eletto all’Assemblea Regionale Siciliana nel 1951, Macaluso si impose nel 1958 come ideatore del sorprendente Milazzismo: un’alleanza trasversale che, con l’appoggio di comunisti, monarchici e missini, fece eleggere Silvio Milazzo presidente della Regione contro la Democrazia Cristiana ufficiale. L’operazione, definita “rivolta siciliana”, fu autorizzata da Palmiro Togliatti e scosse l’intero sistema politico nazionale, dimostrando la capacità del PCI di condizionare governi pur restando all’opposizione. Da quel laboratorio scaturì l’affermazione di Macaluso nel Comitato Centrale del partito e, dal 1963 al 1992, la sua lunga carriera parlamentare: prima alla Camera, poi al Senato, dove si occupò di Mezzogiorno, riforme istituzionali e questione meridionale.
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