Caccia sospesa in Sicilia, la Lipu: “Vietiamola nella zona di Gela”

 
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Gela. Sospesa la stagione venatoria in Sicilia in seguito al decreto del presidente del Tar Catania emanato mercoledì scorso contro il decreto assessoriale che ne aveva consentito la riapertura. Vittoria delle associazioni ambientaliste che si oppongono ad una pratica ancora diffusa e che rischia di sterminare definitivamente la fauna locale, già decimata dagli incendi estivi che hanno colpito campagne e boschi dell’intera regione. Non ci sarebbero le condizioni ambientali per consentire l’attività venatoria, per mancanza di organi preposti al controllo delle aree e di un’adeguata informazione relativa alle attuali condizioni di salute della fauna locale ha dichiarato Emilio Giudice Sono circa 700 le licenze di caccia rilasciate a livello locale, ma ai cacciatori locali se ne aggiungono spesso altri provenienti da tutto il territorio nazionale richiamati nelle nostre zone dall’endemica carenza di controlli. Mancato rispetto delle regole, bracconaggio, scarsa perizia dei cacciatori rischiano inevitabilmente di colpire le specie protette che convivono nelle stesse aree di quelle cacciabili. Elementi che da soli basterebbero a decretare una chiusura definitiva dell’attività venatoria nell’intera regione, in attesa di poter regolamentare la situazione in maniera adeguata. Elementi a cui si aggiungono forti le proteste degli ambientalisti che ritengono l’attività venatoria oggi inaccettabile da un punto di vista etico perché non più fonte di sussistenza da diversi decenni ma piuttosto incentivo al commercio illegale di fauna selvatica in tutto il territorio nazionale. Secondo Giudice sarebbe opportuno pensare di chiudere definitivamente per la zona di Gela perché l’attività di caccia sarebbe in contrasto con le normative europee. Le attività venatorie si svolgeranno oggi e domenica e saranno sospese dal 13 settembre. Per la riapertura Si attende la data del 2 ottobre prossimo, indicata dall’Ispra, sempre nelle aree consentite e salvo nuovi provvedimenti che ne impediranno la riapertura.

Intanto in tutta Italia in questi giorni si raccolgono le firme per il referendum abrogativo che dovrebbe abolire la caccia. L’organizzazione no-profit “Sì aboliamo la caccia” conta già una larga rete di attivisti nel territorio nazionale e si sta impegnando a  raggiungere le 500mila firme necessarie entro il 20 ottobre.

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