Gela. Vigili del fuoco, autoambulanze e, addirittura, l’auto di una società di pompe funebri. I “falsi” allarme. Una serie di procurati allarmi e telefonate anonime che hanno costellato la quotidianità di un’intera famiglia nella zona di Margi. A rispondere di quei fatti sono stati due giovani, adesso assolti dal giudice Antonio Fiorenza. Non ci sarebbero elementi certi, infatti, per collegare Marco Burgio e Stefano Cocchiara alle telefonate anonime e agli allarmi lanciati con tanto di arrivo delle forze dell’ordine o dei vigili del fuoco. A far emergere le contraddizioni nella ricostruzione fornita dall’accusa, sono stati i loro difensori di fiducia, gli avvocati Davide Limoncello e Giusy Ialazzo. Entrambi hanno escluso che i due imputati avessero mai preso di mira la famiglia, intanto costretta a subire le invadenti visite. Si arrivò al punto che l’auto di un’agenzia di pompe funebri fece tappa nell’abitazione di Margi dopo aver ricevuto la segnalazione di un decesso. I legali, inoltre, hanno sottolineato come in alcune occasioni le telefonate di avvertimento fossero partite proprio dall’abitazione della famiglia presa di mira.