Gela. La procedura Via/Aia si è conclusa con la firma
del relativo decreto da parte dei funzionari del Ministero dell’ambiente.
Il via libera dal Ministero dell’ambiente. A questo punto, i manager di Eni hanno tutto in mano per avviare ufficialmente il processo di realizzazione della green refinery. L’ufficialità è arrivata nelle scorse ore. I vertici del cane a sei zampe ribadiscono che la conclusione dei lavori dovrebbe arrivare entro il giugno del prossimo anno. L’amministratore delegato della multinazionale Claudio Descalzi, anche davanti ai parlamentari della commissione attività produttive della Camera, aveva comunicato che l’iter autorizzativo si sarebbe dovuto chiudere entro fine luglio. “La firma del decreto è un elemento fondamentale per completare la trasformazione verde della raffineria e rappresenta un ulteriore passo avanti nella realizzazione delle attività previste nel protocollo del 2014 – si legge in una nota ufficiale dell’azienda – la prima fase del progetto di riconversione della raffineria di Gela, che comprendeva le attività di adeguamento degli impianti esistenti era stata avviata nell’aprile 2016. La costruzione del nuovo impianto di produzione idrogeno Steam Reforming, per il quale sono state portate avanti tutte le attività preliminari, rappresenta la svolta per avviare la produzione entro il giugno 2018 e consentire entro il 2019, con il completamento anche del secondo nuovo impianto di pretrattamento delle biomasse, l’utilizzo delle materie prime di seconda generazione composte dagli scarti della produzione alimentare, che comunque sarà possibile lavorare in piccole percentuali anche nella prima fase”. Da risolvere rimane soprattutto il “buco” occupazionale dell’indotto, che ha risentito di una lunga fase di stasi. “Eni conferma che le attività a Gela dal punto di vista tecnico e operativo proseguono in linea con gli impegni assunti nel protocollo – si legge ancora nella nota – e che dalla firma dell’accordo a fine giugno 2017 sono stati investiti sul territorio complessivamente 535 milioni di euro”. Numeri più volte ribaditi dai vertici dell’azienda e che non sempre hanno trovato l’assenso di sindacati e lavoratori. Adesso, l’iter sembrerebbe definitivamente sbloccato.