Gela. Buste paga zero e scoppia la protesta degli oltre cento lavoratori alle dipendenze del gruppo Smim. Ieri mattina, infatti, dopo le ore di fermo dei giorni scorsi, gli operai hanno incrociato le braccia per otto ore.
“E’ assurdo – spiegano alcuni dei lavoratori in protesta – prima, ci obbligano ad andare in ferie forzate a causa dell’assenza di commesse; dopo, non ci pagano quelle stesse giornate”. Così, quaranta di loro hanno ricevuto buste paga sostanzialmente vuote. “Vorremmo chiedere ai dirigenti dell’azienda – continuano gli operai – cosa dovremmo dire alle nostre famiglie. Come dovremmo fare a sopravvivere senza percepire stipendi?”.
La tensione è molto alta tra i tanti operai della storica azienda ligure. Oltre alle buste paga “leggere”, viene contestata la scelta di tagliare sessantuno posti di lavoro. Da qualche giorno, infatti, i responsabili della società hanno inviato una comunicazione nella quale si informano tutte le parti sociali della decisione assunta.
Una volontà, stando agli imprenditori della Smim, generata da una serie di fattori concatenati, compresa la perdita di alcuni importanti lavori all’interno della fabbrica Eni. Sindacalisti ed operai, a questo punto, non escludono che il gruppo stia cercando di disimpegnarsi dal sito industriale locale per tentare altre carte.
Nessuno, però, vuole rinunciare al lavoro. Così, anche per i prossimi giorni, i lavoratori Smim preannunciano nuove mobilitazioni.
Già questa mattina, i segretari sindacali dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil, insieme ai lavoratori dell’indotto, presidieranno l’ingresso principale dello stabilimento di Piana del Signore per vigilare sul rispetto del blocco degli straordinari deciso negli scorsi giorni. Nessuno degli operai dell’indotto della fabbrica, almeno stando all’accordo raggiunto, dovrebbe svolgere ore supplementari d’attività.
Una scelta che si lega anche ai ritardi nel riassorbimento di oltre cento dipendenti rimasti fuori dalla fabbrica nonostante gli intensi carichi di lavoro che si stanno registrando proprio in questo periodo.
L’indotto della fabbrica Eni, nonostante i nuovi investimenti appena annunciati dai manager della multinazionale, rischia di diventare sempre più infuocato. Si fa decisamente serrata, infatti, la concorrenza tra le tante aziende che operano su commesse di Eni.