Gela. “Ricordo solo uno dei ragazzi che mi colpì all’uscita del locale. Gli altri, però, non sono riuscito ad individuarli”.
La violenta aggressione. Ad ammetterlo, davanti al giudice Manuela Matta, è stato l’operaio Saverio Di Simone, vittima sette anni fa di una violenta aggressione nei pressi della discoteca Tanguera di contrada Femmina Morta. Per quei fatti, uno dei giovani finiti al centro delle indagini è già stato condannato. A giudizio, invece, sono rimasti altri tre giovanissimi che quella notte di dicembre erano nel locale e furono protagonisti del violentissimo confronto. La vittima rimase in coma per diversi giorni dopo aver riportato profonde ferite. L’operaio ha, per il resto, confermato le dichiarazioni rese davanti agli inquirenti in fase d’indagine.
Atti in procura per una delle testimoni. I tre imputati, difesi dagli avvocati Filippo Spina, Tiziana Giardina e Concetta Di Stefano, hanno sempre rigettato le accuse, escludendo di aver fatto parte del presunto branco che avrebbe preso di mira la vittima. Durante l’udienza, è stata sentita, in qualità di testimone, anche la madre del giovane già condannato per l’aggressione e arrestato nelle settimane successive ai fatti del Tanguera. La teste, però, ha dichiarato di non ricordare nulla. Sarebbe stata proprio la donna a segnalare ai carabinieri i tre giovani finiti a processo. I troppi “non ricordo” le sono costati la trasmissione degli atti ai magistrati della procura che, adesso, dovranno approfondire la sua posizione. La famiglia del giovane aggredito si è costituita parte civile con l’avvocato Walter Rapisarda. Il giudice Matta, in ogni caso, ha deciso di rinviare alla prossima udienza fissata per luglio.