Gela. Per l’ennesima volta, quasi in dirittura di arrivo e all’apice delle polemiche politiche, giunge lo stop al cosiddetto “blocca trivelle”. Il consiglio dei ministri pre-natalizio ha stralciato la norma che era stata proposta nel calderone del decreto “Milleproroghe” di fine anno. A spingere per arrivare al fermo del rilascio di nuove concessioni di esplorazione e trivellazione in mare era stato il Movimento cinquestelle, con una norma approntata dal Ministero dello sviluppo economico, a conduzione grillina. Per ora, non se ne farà nulla. Come era già capitato la scorsa estate, quando sembrava che un provvedimento di questo tipo potesse bloccare nuove concessioni, mettendo in forte discussione anche il futuro del comparto up-stream locale di Enimed, sia gli industriali che i sindacati del settore hanno avanzato forti lamentele. Hanno sostenuto che una norma di questo tipo avrebbe un effetto devastante sull’occupazione nel settore. I sindacati locali spiegarono, già in estate, che a rischio potevano esserci almeno quattrocento posti di lavoro. Eni, nei focus dell’accordo “Insieme”, concluso con i sindacati, ha di recente indicato i tempi per il progetto “Argo-Cassiopea”. I lavori della base gas dovrebbero iniziare entro il settembre del 2021, per entrare in produzione nel primo trimestre 2024. Il “blocca-trivelle”, secondo i sindacati, avrebbe potuto mettere in discussione tutto.
Il consiglio dei ministri ha stoppato questa eventualità, ma sindacati e Confindustria ora chiedono che si arrivi all’adozione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee. Il Pitesai va approvato entro il prossimo febbraio e definisce i criteri di programmazione per i progetti di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sull’intero territorio nazionale.