Gela. “Il blocca trivelle sarebbe un provvedimento da governo miope. Il progetto Argo-Cassiopea di Eni, compresa la base a terra da costruire all’interno della raffineria, riguarda il gas e non gli idrocarburi. E’ in stato avanzato, siamo alle ultime autorizzazioni. Non può saltare”. Il segretario provinciale della Uiltec Maurizio Castania sposa in pieno la linea assunta negli scorsi giorni dalle rsu di tutti i siti Enimed siciliani. Il sindacato ritiene che un investimento di questo tipo, che assorbe le risorse finanziarie principali messe sul tavolo dalla multinazionale, sia in continuità con la nuova green refinery. “La green dovrebbe entrare a pieno regime entro fine marzo – spiega – c’è già la fase di preriscaldamento dei forni dello steam reforming. Il protocollo di cinque anni fa garantiva continuità occupazionale proprio nel solco dei due progetti. La base a terra per il gas significherà almeno due anni di lavoro anche per l’indotto. Questo territorio, in una situazione tanto difficile, non può permettersi di far fuggire Eni. E’ l’unica società che continua ad investire, anche se sono convinto che bisogna lavorare per creare condizioni alternative alla monocommittenza. Ad oggi, però, non vedo altre soluzioni. L’accordo di programma? Invitalia aveva calcolato investimenti per circa un miliardo di euro e ci ritroviamo solo con venticinque milioni. I trentadue milioni delle compensazioni praticamente non sono stati spesi, se non per una minima parte”.
Le sigle sindacali dei chimici, a breve, potrebbero avere un nuovo incontro con i vertici di Enimed. “La produzione è aumentata – spiega ancora Castania – avevamo toccato il minimo storico di circa 10 mila barili e adesso siamo intorno ai 14.500 e credo si possa arrivare a 15-16 mila barili. Ormai conosciamo bene il cronoprogramma dell’azienda. E’ chiaro però che senza premere sul tasto degli investimenti alternativi, della riqualificazione dell’indotto e dell’uso delle risorse ricevute, anche dopo la realizzazione della base a terra per il gas saremo di nuovo al 2013, con gli stessi problemi di tenuta occupazionale”. Proprio l’assenza di certezze occupazionali è stato uno dei punti di critica più pesanti legati alla firma del protocollo d’intesa di cinque anni fa e che ha investito lo stesso sindacato.