Gela. Sei anni fa, i poliziotti arrivarono in uno stabile popolare a Scavone. Fu sequestrato un notevole quantitativo di droga, quasi esclusivamente marijuana. A processo, ne risponde Alessandro Di Fede. Secondo i pm della procura e gli stessi agenti, la droga era nella sua disponibilità, nascosta in un’area comune dell’immobile. In aula, come testimone, è stato sentito uno dei poliziotti che si occupò dell’indagine. Rispondendo alle domande del pm Pamela Cellura e del difensore dell’imputato, l’avvocato Salvo Macrì, ha spiegato che l’attenzione su Di Fede si concentrò per via del contenuto di alcune intercettazioni, effettuate però in un’altra indagine, che era in corso. Ha confermato che il giovane era già conosciuto dalle forze dell’ordine.
L’imputato, già dopo l’arresto, escluse che la droga e quello che venne trovato nell’area comune fosse nella sua disponibilità. Anche per la difesa non sarebbero emersi elementi investigativi che collegano Di Fede, che ha precedenti penali, alla droga. Gli investigatori fecero scattare l’arresto, ritenendo che la droga fosse destinata allo spaccio.