Biviere, “lago in sofferenza”: Giudice, “con Ati si può valutare progetto acque depurazione”

 
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Il lago Biviere

Gela. Il lago Biviere “rimane in sofferenza nonostante le recenti piogge”. Il responsabile della Riserva, Emilio Giudice, negli ultimi anni ha più volte rilanciato l’allarme per le acque del bacino che tendono a scendere di livello. Sono queste le ragioni che l’hanno portato a stoppare qualsiasi ipotesi di destinazione a fini agricoli dell’acqua del lago, ricevendo valutazioni favorevoli dall’Autorità di bacino. Per Giudice, in ogni caso, c’è l’esigenza di arrivare ad un confronto complessivo, anche con l’Ati, che coordina l’intero sistema territoriale della gestione idrica. Ha avuto contatti con il presidente dell’Assemblea Massimiliano Conti. “In passato presentammo almeno due progetti per realizzare aree ad acque basse che possano aumentare la capacità di fitodepurazione e migliorare lo stato di salute di un lago che è comunque inquinato, nonostante il ministero abbia archiviato la procedura. Vorremo valutare un progetto di questo tipo con le acque della depurazione di Niscemi. Sono convinto che per l’impianto di Niscemi il commissario abbia approvato un progetto che non è in linea con il piano di gestione. Il Biviere non può ricevere direttamente le acque della depurazione di Niscemi, seppur filtrate. Queste però potrebbero essere convogliate nelle zone ad acque basse che vorremmo realizzare, che garantirebbero una capacità di fitodepurazione assai maggiore rispetto a quella che può generare il solo lago. In questo modo, si chiuderebbe il cerchio”.

Senza fonti alternative per l’afflusso delle acque, il Biviere invasa solo dal Dirillo. Con l’afflusso dalla depurazione di Niscemi potrebbe aumentare il livello, aprendo anche ad un uso per finalità agricole. “Anzitutto dobbiamo salvaguardare il lago. Quei progetti vennero realizzati insieme ad Ispra ma nonostante avessero tutti i presupposti tecnici, non furono inseriti nel Patto per il Sud e non vennero finanziati – dice ancora Giudice – penso che tutti si debbano sedere allo stesso tavolo, compresi i rappresentanti del Consorzio di bonifica. Si può trovare un punto di incontro tra le esigenze dei piani agricoli e quelle delle bonifiche e dei piani ambientali”.

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