Gela. Nella bisca di via Citelli, dove secondo gli investigatori si giocava forte, c’è chi ha perso anche trecentomila euro, impegnando immobili e una parte dell’intero patrimonio. I pm della procura e i carabinieri ritengono che quelle mani di texas hold’em erano pilotate dagli organizzatori dell’intera bisca. Sarebbero riusciti a leggere le carte e le giocate, con uno scanner nascosto, ribattezzato “Pina”. Davanti al gup Roberto Riggio, ne rispondono gelesi, licatese ed ennesi. Le accuse sono mosse a Calogero Lo Porto, Rosario Romano, Vincenzo Lauria, Angelo Mangione, Antonino Cristaldi, Vito Cristaldi, Michelangelo Bevilacqua, Sebastiano Italiano e Giuseppe Fasciana. Il gup ha preso atto di una mancata notifica e ha invece disposto la nullità del decreto di conclusione delle indagini, per la posizione di Fasciana (difeso dall’avvocato Filippo Spina). In aula, si tonerà a febbraio. Ci sono però clienti di quella bisca che hanno deciso di costituirsi parte civile, per i danni subiti, a seguito di ingenti perdite economiche.
Sono in totale tre quelli che hanno preannunciato la volontà di costituirsi, come spiegato dai loro legali, gli avvocati Giovanna Miceli, Giacomo Ventura e Salvo Macrì. Gli imputati, invece, sono rappresentati dagli avvocati Flavio Sinatra, Giuseppe Cascino, Francesco Enia, Maria Cascino, Antonino Benitende e Salvatore Geraci. L’inchiesta ribattezzata “Showdown” fu seguita dal pm Mario Calabrese, presente in udienza preliminare. Gli inquirenti ritengono che oltre alle giocate controllate, nella bisca venisse consumata cocaina. Sono due i filoni di inchiesta confluiti davanti al gup.