Beni confiscati alla mafia, Corte dei conti avvia verifiche anche per quelli del Comune

 
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Gela. La sezione di controllo della Corte dei Conti regionale ha disposto l’avvio di accertamenti e verifiche sulla gestione dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose. Sono quarantuno gli enti isolani individuati dai magistrati contabili e che dovranno trasmettere dati e documenti sulla gestione dei beni, soprattutto immobili, sottratti alle mafie. Tra questi, c’è anche il Comune di Gela. La verifica, infatti, si concentra su Comuni, Liberi Consorzi e Città metropolitane, che abbiano in gestione non meno di venti beni, confiscati ad esponenti dei clan. Una questione, quella della valorizzazione dei beni confiscati, che a Palazzo di Città bisognerà valutare con attenzione. L’indagine avviata dai magistrati contabili, infatti, è finalizzata anche ai fondi del Pnrr, che prevedono capitoli consistenti (circa 300 milioni di euro) per finanziare il rilancio e la valorizzazione, a scopi sociali, di beni che furono delle mafie. Ad oggi, in città, non risultano vere e proprie assegnazioni di questi beni, nonostante nel recente passato siano stati avviati procedimenti e firmati protocolli. La Corte dei Conti intende coinvolgere i responsabili dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, che coordinano tutte le fasi per il trasferimento agli enti, che dovrebbero poi provvedere all’affidamento, per ridare alla collettività una piena fruibilità.

Nel corso delle verifiche, ci saranno valutazioni da porre in essere anche con associazioni e organizzazioni sindacali, che nell’ultimo periodo hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di non far calare la luce istituzionale, proprio su questo fronte. I vertici regionali della Cgil, come ha più volte sottolineato Ignazio Giudice (della segreteria siciliana del sindacato), ritengono fondamentale accedere ai progetti di finanziamento, per valorizzare beni, che altrimenti rischiano di rimanere nel dimenticatoio. Invece, potrebbero rappresentare un importante punto di partenza per nuove attività sociali e per forme sane di economia ed imprenditoria, anche giovanile. La Cgil ha scritto a tutte le prefetture dell’isola.

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