Gela. Avrebbero agito in maniera quasi sistematica, approfittando di un anziano, rimasto vedovo, e sottraendogli circa centomila euro. Sono tra le contestazioni che la procura muove agli imputati, coinvolti nell’indagine “San Giuseppe”. Questa mattina, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni), per alcune ore sono state sentite le figlie dell’anziano, che di fatto hanno confermato la ricostruzione d’accusa, sostenuta dal pm Ubaldo Leo. Dopo la morte della moglie, l’anziano sarebbe stato avvicinato da Emanuele Murana. Carpendo la sua fiducia, gli avrebbe fatto conoscere una donna romena, che è già stata condannata per questi fatti. Tra l’anziano e la donna iniziò un rapporto di convivenza, che per gli inquirenti sarebbe servito a Murana e agli altri coinvolti, solo per sottrarre una parte consistente del patrimonio dell’uomo. I soldi sarebbero finiti alla nuova convivente e a Murana, che li avrebbero gestiti per fini personali. I pm e i carabinieri hanno ricostruito ammanchi economici notevoli. Le figlie hanno spiegato che non accettavano quelle nuove presenze nell’abitazione del padre, che successivamente iniziò un rapporto anche con un’altra donna, sempre di nazionalità romena. Le figlie pensarono anche di denunciare i fatti, anche se alla fine non ci fu alcuna iniziativa.
L’anziano, sentito in aula, ha raccontato anche di un furto che avrebbe subito, accusando un’altra cittadina romena, che a sua volta, per qualche giorno, fu nella sua abitazione. Oltre a Murana, sono a processo Daniel Vasile Ciubotaru, Nicolai Ciubotaru, Irina Gruia, Marieta Panait, Emanuele Consiglio, Elena Gruia e Angelo Di Fede. Agli otto si aggiunge Rosa Schembri, la cui posizione processuale è stata riunita. Le figlie e l’anziano hanno risposto alle domande del pm, dei legali di difesa e di quelli delle parti civili. Gli anziani finiti nella cerchia del presunto gruppo, sono costituiti con i legali Giuseppe Fiorenza, Riccardo Balsamo e Vanessa Capizzello. Gli imputati, invece, sono difesi dagli avvocati Giovanna Cassarà, Angelo Cafà, Nicoletta Cauchi, Giuseppe Smecca e Ivan Bellanti.