Gela. Aggredito da un pastore maremmano nel cuore del quartiere Settefarine con
profonde ferite alle gambe e alle braccia. Adesso, la vittima ha deciso di denunciare il comune.
Lo ha fatto depositando un dettagliato esposto sui tavoli dei magistrati della procura. Solo l’intervento di due passanti, gli evitò conseguenze ancora più gravi. I due, infatti, riuscirono a far scappare il maremmano randagio e a prestare i primi soccorsi.
L’uomo, gravemente scosso dalla violenza dell’animale e dai danni subiti, si è rivolto all’avvocato Davide Limoncello che, dopo aver analizzato il caso, ha scelto di agire contro l’ente comunale. In base alla ricostruzione del legale, spetta proprio all’ente comunale il compito di procedere alla cattura dei cani randagi, di modo da preservare l’incolumità dei cittadini. Questo, secondo l’avvocato e il suo assistito, non si sarebbe verificato, tanto da favorire l’aggressione andata in scena tra le vie del quartiere Settefarine.
Proprio una normativa regionale ha imposto la responsabilità sul servizio di cattura dei randagi in capo ai tecnici di Palazzo di Città. Adesso, la vittima ha deciso di muovere un passo successivo, rivolgendosi ai magistrati della procura. L’ipotesi di reato contestata nell’esposto è quella di lesioni personali. Adesso, spetterà ai magistrati vagliare l’intero caso e, eventualmente, aprire una vera e propria indagine a carico dei responsabili.
Non è da escludere che oltre alle lesioni possano scattare altre ipotesi di reato.
Sul fronte della tutela dell’incolumità dei cittadini, anche i giudici della Corte di cassazione si sono già pronunciati nel senso della responsabilità dell’ente comunale. Un caso che, a questo punto, potrebbe aprirne ben altri. La presenza di cani randagi in città ha più volte causato vere e proprie aggressioni, con tanto di ferite riportate da ignari cittadini.