Gela. “Quella di non convocare il consiglio comunale sulla mozione di sfiducia non è stata una scelta discrezionale.
Se qualche collega si sente leso può agire attraverso le autorità competenti”. La presidente del Consiglio, Alessandra Ascia, chiarisce ogni aspetto di una vicenda intrigata, dove per la verità nessuno ne esce bene, sia che si parli di assise civica che di amministrazione.
La Ascia sventola documenti e pareri legali per legittimare la sua decisione di considerare decaduta la mozione con 11 firme.
“La richiesta di mozione di sfiducia viene cristallizzata il 29 settembre, giorno del deposito – spiega – se viene meno una firma (quella della Pingo), l’atto viene considerato decaduto e non possono essere apposte altre firme. C’è una legislazione regionale del 2007 che lo avvalora e stamattina viene confermato da un ulteriore parere da me chiesto all’ufficio legale della Regione”.
Ai giornalisti ha anche spiegato la cronologia degli atti.
“Venerdì scorso l’avvocato Panebianco mi ha chiesto di poter apporre la propria firma, il 23 ottobre il gruppo M5S mi diffida. Ho chiesto un parere anche al Segretario generale che mi rimanda alla Regione. Ho due interpretazioni uguali. Quale reato avrei commesso?”.
Presenti alla conferenza stampa altri due esponenti del Pd, Totò Gallo e Romina Morselli. “Come Dem non abbiamo partecipato a questo teatrino – ha sottolineato la Morselli – assumendo sempre una posizione ben precisa”.
Per la serie, ma se volevano la sfiducia perché limitarsi a 12 firme? Perché in alcuni partiti come Sicilia Futura e Diventerà Bellissima firmano solo in due? Ed in ogni caso, se si vuole la sfiducia perché non ripresentarla subito pur discutendola dopo le elezioni regionali?
Alla prossima puntata ne sentiremo altre…