Gela. Se il centrodestra, almeno in coalizione, ha praticamente monopolizzato il voto anche a livello cittadino, l’exploit non è comunque mancato ai cinquestelle. I grillini, spesso dati in flessione se non addirittura in crisi profonda, anche alle regionali, in città, hanno piazzato il risultato. Il parlamentare Ars (riconfermato) Nuccio Di Paola è il più votato in assoluto, con oltre 2.800 voti. Il partito sbanca quota 5 mila ed è il primo in assoluto in città. I grillini ora attendono di chiudere il cerchio con Ketty Damante e Pietro Lorefice (deputata regionale e senatore) che sembrano in procinto di raggiungere Palazzo Madama. La corsa alla presidenza della Regione, come era ipotizzabile, ha invece visto cedere il passo allo stesso Di Paola, stretto dalla maxi coalizione di centrodestra e dalla corsa di Cateno De Luca. Sicuramente, un outsider di rango “amministrativo” (visto l’appoggio di gruppi di maggioranza e di assessori della giunta Greco) si è dimostrato il medico Rosario Caci. In assoluto, il secondo più votato sotto le insegne di “Popolari e autonomisti”, lista sostenuta da diverse entità civiche, tutte alleate della giunta Greco (Una Buona Idea, Impegno comune, Gela città normale e il consigliere comunale Luigi Di Dio). Caci arriva a 2.498 voti, con la lista che supera il 12 per cento. Fa meglio dell’ex parlamentare Ars Pino Federico, che ha accettato la sfida con la Nuova Dc e ha ottenuto a sua volta più di duemila voti (2.128). I cuffariani si attestano all’11,26 per cento in città. Il “derby” di maggioranza, con rapporti che in queste ultime settimane sono stati molto tesi, se lo aggiudicano i sostenitori di Caci che riescono ad avere numeri che li collocano davanti alla Nuova Dc, che però fa meglio (almeno in base ai dati disponibili) a livello provinciale. Né per “Popolari e autonomisti” né per la Nuova Dc si è però aperto il varco del seggio e ora si ritroveranno insieme in giunta, nonostante settimane di attacchi incrociati. Fino a quando, però, non è ancora chiaro. In Forza Italia, invece, la partita in città va al presidente del consiglio comunale Salvatore Sammito (1.122 voti), che ha avuto la meglio sul parlamentare regionale Michele Mancuso (1.062 voti), che però è riuscito in provincia ad alzare il livello delle preferenze e a confermarsi all’Ars. Tra le fila azzurre, evidentemente, tutti hanno corso senza risparmiarsi e senza guardare troppo al territorio di riferimento, visto che in città il consigliere comunale niscemese Rosetta Cirrone Cipolla è arrivata a 312 voti. Gli azzurri fanno segnare il 15,55 e sono secondi solo all’oltre 24 per cento dei grillini. Dietro i forzisti ci sono i meloniani di FdI, che il seggio all’Ars (in attesa della conferma ufficiale) lo prenderanno con il sindaco di Mussomeli Giuseppe Catania (in città gli sono arrivati 158 voti) e non con il coordinatore locale Salvatore Scuvera (che ha messo insieme 1.511 voti). FdI supera il 13 per cento. C’era chi si attendeva anche di meno, invece, dal leghista Roberto Alabiso. Il medico ha accettato la candidatura con Prima l’Italia e in città è arrivato alla soglia dei mille voti (981), con un partito al 5,38 per cento, pur senza troppi squilli di tromba nel corso della campagna elettorale (ad eccezione della visita lampo del leader Matteo Salvini).
Discorso a parte per il Pd. I dem erano reduci da una costante conferma all’Ars ma questa volta non ce l’hanno fatta. Gran parte del peso elettorale se l’è messo sulle spalle il segretario provinciale Peppe Di Cristina (che è pronto a rassegnare le dimissioni). In città, ha ottenuto 1.533 preferenze (il partito al 10 per cento), ma nei Comuni ha corso a velocità superiore e per poco non è riuscito ad ottenere un seggio, che per il Pd sarebbe stata una conclusione decisamente poco prevedibile, almeno stando agli umori interni e ai numeri delle politiche. Di Cristina non ha ribaltato il pronostico e ora i democratici dovranno interrogarsi e forse rivedere più di un capitolo interno. Il terzo polo, che ha scelto Carmelo Migliore, non è riuscito a sfondare e in città si è fermato al 2,98 per cento, anche sotto la lista “De Luca sindaco” (al 3,77 per cento). Non toccano neppure l’1 per cento, infine, Cento passi, Sicilia Vera, Orgoglio siculo e Siciliani liberi.