Gela. La risposta non l’ha data direttamente il ministro Adolfo Urso ma è stata esposta dal sottosegretario Fausta Bergamotto. In commissione industria al Senato, oggi, è stato riferito che le procedure per selezionare proposte di investimento da finanziare con i fondi dell’accordo di programma per l’area di crisi locale dovrebbero partire “nel primo trimestre di quest’anno”. Come avevamo già riferito, il senatore grillino Pietro Lorefice, nelle scorse settimane, aveva inoltrato un’interrogazione sul tema dell’area di crisi, che potenzialmente dovrebbe favorire investimenti sul territorio alternativi a quelli di Eni. Ad oggi, non si sono visti grandi sviluppi e l’accordo di programma arrivò a scadenza nell’ottobre di due anni fa. Da allora, tra vari passaggi politici e burocratici, non si è ancora visto lo spiraglio giusto e Lorefice ha fatto emergere un’ulteriore anomalia, data dai tempi lunghi per la registrazione del rinnovo dell’accordo, bloccata per troppo tempo al vaglio della Corte dei Conti. L’iter si è intanto definito. Nella seduta odierna della commissione industria al Senato, che durante la scorsa legislatura condusse un’indagine sulla mancata attuazione degli investimenti nell’area di crisi locale, il sottosegretario ha ricordato dati già piuttosto noti: dall’ammontare complessivo che non va oltre i ventuno milioni di euro fino alle novità normative per le imprese che intendessero proporre ipotesi di investimento sul territorio. Rispetto al precedente bando, che ha portato alla selezione di un unico investimento attualmente in fase di start, ci saranno meno vincoli di disponibilità finanziaria. Non sono più previste garanzie per investimenti di entità inferiore ai dieci milioni di euro e inoltre saranno finanziabili progetti sperimentali purché di entità superiore ai cinque milioni di euro. “Non è pensabile che un territorio in costante crisi come quello che fa riferimento all’area con capofila Gela possa attendere quasi due anni per finalizzare il rinnovo dell’accordo di programma. Ci sono stati dei ritardi e delle colpe evidenti, anche da parte dell’ex ministro Giorgetti – spiega Lorefice – dal sottosegretario non sono arrivate indicazioni particolari, ad eccezione di dati che sono già ampiamente conosciuti. Bisogna sollecitare ancora di più, affinché inizi la fase di definizione del nuovo bando per gli investimenti e parta la selezione affidata ad Invitalia”.
L’accordo di programma e l’area di crisi complessa, successivi alla riconversione green del sito Eni, sono stati i primi strumenti di supporto istituzionale che avrebbero dovuto rilanciare il tessuto economico locale e di oltre venti Comuni di quattro province. Così non è stato ma i ventuno milioni di euro non possono essere buttati al vento e vanno concentrati sui progetti. Ormai, l’area di crisi pare destinata ad integrarsi con altri interventi istituzionali per il territorio, come la Zes, in una prospettiva che guarda allo sviluppo a lungo termine. Ipotizzare direzioni precise non sembra per nulla semplice, in mancanza di una vera infrastrutturazione e con tanti punti interrogativi ancora non seguiti da vere risposte per il rilancio.