Gela. I difensori degli imputati hanno esposto le rispettive conclusioni, chiedendo ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta di rivedere i pesanti verdetti emessi in primo grado nei confronti dei presunti pusher e dei loro fornitori, scoperti con l’inchiesta “Tomato”. Sul verdetto, dopo il no al concordato, pesa però l’istanza di ricusazione formulata nei confronti dei giudici della sezione chiamati a valutare il caso. Secondo le difese, essersi espressi contro il concordato, che avrebbe assicurato la riqualificazione del reato nell’ipotesi meno grave, equivarrebbe ad aver già preso posizione sulla colpevolezza di tutti gli imputati. La soluzione del concordato è stata accolta solo per le posizioni di Alessio Savatta, Gianfranco Casano, Maria Rita Calascibetta e Gaetano Marino. In primo grado, sono stati condannati Salvatore Stamilla a nove anni di reclusione, a otto anni e quattro mesi Alessandro Scilio (assolto per due capi di imputazione), a otto anni Salvatore Mazzolino, a sette anni e due mesi Giuseppe Fecondo, a sei anni e due mesi Vincenzo Di Maggio (assolto per uno dei capi contestatigli), a sei anni Luciano Guzzardi e a cinque anni e sette mesi Antonia Cricchio. La procura generale ha chiesto che i verdetti vengano confermati. Questa mattina, è toccato agli avvocati Salvo Macrì, Dionisio Nastasi e Paola Carfì concludere nell’interesse dei loro assistiti. Sono state toccate le posizioni più gravi, almeno secondo le accuse mosse. A far girare la droga, anche l’eroina, sarebbero stati soprattutto Alessandro Scilio e Salvatore Stamilla, entrambi difesi dal legale Salvo Macrì.
Le difese sono ritornate a chiedere il riconoscimento dell’ipotesi di accusa meno grave e la conseguente riqualificazione delle contestazioni. Prima di tutto, però, dovrà arrivare una decisone sulla ricusazione della corte. Anche per questa ragione, i giudici hanno deciso di rinviare al prossimo ottobre. Nel caso di eventuali pronunce di condanna, i difensori sono pronti a ricorrere in Cassazione. I pm della procura e i carabinieri ricostruirono centinaia di episodi di spaccio. La droga veniva venduta ai clienti anche davanti ad alcuni bar della città. Tra i difensori, ci sono gli avvocati Antonio Gagliano, Francesco Enia, Ivan Bellanti, Enrico Aliotta, Vittorio Giardino, Calogero Vella e Matteo Bonaccorsi.