Gela. In appello, lo scorso maggio, la conferma delle condanne è stata richiesta per tutti gli imputati coinvolti nell’indagine antimafia “Extra fines”. Per il boss Salvatore Rinzivillo, la procura generale ha perorato un aggravamento della pena, a ventidue anni di detenzione. E’ stato chiesto di confermare le condanne a tredici anni e quattro mesi di reclusione per l’avvocato Giandomenico D’Ambra, ritenuto molto vicino a Rinzivillo e che avrebbe intrecciato una serie di affari a Roma; a dodici anni e dieci mesi per Ivano Martorana, considerato braccio destro del boss in Germania, soprattutto per il traffico di droga; ad undici anni per Gaetano Massimo Gallo e a due anni e otto mesi per Giuseppe Flavio Gallo; a dieci anni e otto mesi ciascuno per Filippo Giannino, Emanuele Romano, Alessandro Romano, Aldo Pione e Rosario Pione; a dieci anni per il carabiniere Marco Lazzari e per Rolando Parigi. In primo grado, avevano scelto il rito abbreviato. A chiedere la conferma di tutte le condanne è stato inoltre il legale di un imprenditore locale, che secondo gli inquirenti fu vittima di richieste estorsive. L’avvocato Vittorio Giardino, nell’interesse dell’imprenditore, ha concluso sostenendo la conferma anche della pronuncia di primo grado che ha riconosciuto una consistente provvisionale. In udienza, nel primo pomeriggio di oggi, è invece intervenuto, tra gli altri, il difensore di Rinzivillo. L’avvocato Roberto Afeltra ha ripercorso le pesanti contestazioni che vengono mosse al sessantenne, considerato il nuovo capo dell’omonima famiglia di Cosa nostra, con il consesso dei fratelli ergastolani Crocifisso Rinzivillo e Antonio Rinzivillo. L’inchiesta “Exra fines”, che ha avuto consistenti propaggini soprattutto a Roma, dove Rinzivillo ha vissuto per un lungo periodo, consentì agli investigatori della capitale e a quelli locali di tracciare gli affari del gruppo di mafia, attivo anche nel settore della droga. La difesa del sessantenne esclude che ci fossero ancora collegamenti con il mondo della criminalità organizzata ed è stata richiamata una pronuncia della Corte di Cassazione, che ad inizio anno ha annullato, con rinvio, un’altra condanna incassata da Rinzivillo, nel filone romano del procedimento, quello ribattezzato “Druso”.
Secondo la difesa, Rinzivillo, detenuto sotto regime di 41 bis, non farebbe parte di nessuna organizzazione criminale strutturata. In base alle indagini, inoltre, avrebbe avuto appoggi anche tra le forze dell’ordine. Sono due i carabinieri finiti a processo, per i fatti dell’inchiesta. Anche la difesa di uno dei militari dell’arma, Marco Lazzari, ha esposto le proprie conclusioni. In aula, si tornerà ad inizio ottobre. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Cristina Alfieri, Giuseppe D’Acquì, Rocco Guarnaccia, Giovanni Lomonaco, Michele D’Agostino, Umberto Goffi, Angelo Pacchioni, Patrizio Mercadante, Domenico Mariani, Giuseppe Minà, Francesco Maggiolini e Pierpaolo Dell’Anno.