Gela. Dopo un lungo procedimento, lo scorso marzo il giudice della sezione civile del tribunale respinse le richieste che erano state avanzate dai legali dell’azienda umbra “Cornacchini srl”, in passato impegnata per conto del Comune nella gestione del servizio di smaltimento del percolato. Il decreto ingiuntivo venne bloccato. I legali puntavano al riconoscimento di un credito, in totale, non inferiore ai sette milioni di euro. Ora, però, con il fallimento dell’azienda, dichiarato dai giudici umbri, le parti sostanzialmente si invertono e Palazzo di Città punta ad ottenere la restituzione di somme ingenti, quasi tre milioni e mezzo di euro, che in una fase così delicata, anche per gli equilibri di bilancio, sarebbero comunque un’importante voce di entrata. La giunta ha autorizzato l’insinuazione al passivo fallimentare della “Cornacchini”. L’incarico dovrebbe essere attribuito allo stesso professionista che ha seguito per intero la lunga procedura civile, l’avvocato Claudio Di Benedetto.
Questa è l’indicazione fornita dal sindaco e dai suoi assessori. La diatriba giudiziaria tra Palazzo di Città e l’azienda, ora fallita, maturò dopo che l’ex sindaco Rosario Crocetta bloccò l’appalto per costi ritenuti troppo esosi, rispetto alla media nazionale. A fronte di un costo medio fissato in quel periodo tra i 55 e i 70 euro per metro cubo, a Gela si versavano alla “Colombo Centro Costruzioni”, entità controllata dalla “Cornacchini srl”, 113,62 euro per metro cubo. Dopo la revoca dell’affidamento, iniziò una lunga contrapposizione, dispiegatasi principalmente in tribunale.