Gela. Sembrava che la prescrizione, disposta lo scorso gennaio dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, avesse chiuso definitivamente il procedimento. Invece, sarà la Cassazione a pronunciarsi sulle presunte violazioni nella gestione della vasca 4 di raffineria Eni, che secondo le accuse sarebbe stata trasformata in discarica di amianto e rifiuti pericolosi, in assenza di autorizzazioni. Sia la procura generale che il legale di diversi ex lavoratori, l’avvocato Davide Ancona, hanno presentato ricorso, impugnando la sentenza di appello. I giudici nisseni, riconoscendo la prescrizione e facendola retrodatare al giorno precedente alla pronuncia di primo grado, hanno fatto venire meno le condanne che il tribunale di Gela aveva imposto, a quattro mesi di reclusione ciascuno, all’ex amministratore delegato di raffineria Bernardo Casa, a Biagio Genna e Arturo Anania. E’ caduto il diritto al risarcimento dei danni in favore dei lavoratori e delle altre parti civili. I tre imputati condannati erano invece stati assolti da altre contestazioni. L’assoluzione, sempre in primo grado, arrivò per Rosario Orlando e Aurelio Faraci. Per la procura generale nissena e per il legale di diverse parti civili, la Cassazione dovrebbe valutare importanti aspetti della prescrizione, soprattutto nel calcolo dei termini. La procura generale, dopo la valutazione di quanto avanzato dal legale degli ex operai esposti, ha deciso di aderire integralmente ai motivi proposti. Per i legali di tutti gli imputati, gli avvocati Gualtiero Cataldo e Grazia Volo, non ci fu alcuna irregolarità nella gestione della vasca 4, che avrebbe comunque avuto le autorizzazioni per lo stoccaggio di rifiuti pericolosi. Questo hanno spiegato nel corso del giudizio di primo grado, sottolineando come Eni fu costretta ad attendere le lunghe procedure della Regione prima di conseguire tutti i permessi. Secondo la linea difensiva, non ci furono irregolarità o smaltimenti contrari alla normativa. Nel giudizio, è parte civile anche Vincenzo D’Agostino (rappresentato dall’avvocato Giovanni Avila). L’operatore Eni per diversi anni fu assegnato alla vasca 4. Secondo gli inquirenti, venne esposto a rischi che ha descritto in aula. Altri colleghi hanno invece ridimensionato la sua versione.
Parti civili nel procedimento sono inoltre il Comune, le associazioni “Aria Nuova” e “Amici della Terra” e l’Ona (con gli avvocati Flavio Sinatra, Joseph Donegani, Salvo Macrì ed Ezio Bonanni). “Abbiamo presentato ricorso in Cassazione – spiega Ancona – perché la Corte d’appello di Caltanissetta, riconoscendo la prescrizione, non ha ribaltato il giudizio di responsabilità espresso dal tribunale di Gela, anzi lo ha confermato. Nel dichiarare la prescrizione ha retrodatato il momento a prima della sentenza di primo grado, per l’esattezza al giorno precedente. Per cui, di fatto, i lavoratori si sono visti revocare il loro diritto al risarcimento a causa di un giorno di ritardo nella chiusura del processo. Era doveroso rivolgerci ai giudici della Suprema Corte, come estremo tentativo di non vanificare gli sforzi fin qui compiuti. Fa piacere rilevare che abbiamo trovato pieno sostegno dalla procura di Gela e riscontriamo con favore il ricorso della procura generale, che ha aderito integralmente ai motivi di gravame proposti”. Saranno i giudici romani a fissare l’udienza.
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