Gela. Gli atti ritornano alla procura per l’eventuale celebrazione dell’udienza preliminare. Discariche all’isola 15. La decisione è stata assunta dal giudice Ersilia Guzzetta davanti al procedimento avviato nei confronti di vertici e tecnici di raffineria Eni. A processo, è finito l’ex amministratore delegato Bernardo Casa insieme al responsabile ambiente Carmelo Raimondo e a quello amianto Salvatore Di Dio, oltre all’Rspp di raffineria Aurelio Faraci. Sono tutti accusati di aver avuto un ruolo, anche omettendo controlli e verifiche, nella formazione di vaste discariche di rifiuti speciali e pericolosi lungo l’isola 15 della fabbrica. Vennero trovati centinaia di big bag contenenti scarti di produzione, fusti, catalizzatori esausti, amianto. Per i magistrati della procura e per i militari della capitaneria di porto che effettuarono i sopralluoghi, quelle discariche avrebbero rappresentato un pericolo per la salute dei lavoratori impegnati nello stabilimento della multinazionale. I primi rilievi vennero effettuati nel maggio di quattro anni fa ed iniziò ad emergere la presenza dei big bag, depositati senza controllo proprio nei pressi di un magazzino sull’isola 15. Tra le contestazioni mosse dai magistrati, anche quelle legate a lavori di manutenzione effettuati su impianti di raffineria senza che prima si intervenisse a bonificare. Intanto, nell’attesa che gli atti passino dall’udienza preliminare, hanno già preannunciato la volontà di costituirsi parte civile il Comune con l’avvocato Mario Cosenza, il ministero dell’ambiente con l’avvocato Giuseppe Laspina e le associazioni Aria Nuova e Amici della Terra con i legali Joseph Donegani e Antonino Ficarra. Sono stati i legali di difesa, gli avvocati Gualtiero Cataldo, Piero Amara e Attilio Floresta, che rappresenta anche la società raffineria di Gela spa, a sollevare l’eccezione preliminare che fa tornare gli atti ai magistrati.