Gela. “Nessun rancore, anzi continuiamo ad essere amici. Avrà fatto il mio nome solo perché cercava di difendersi”.
L’indagine antodroga. Lo ha detto un giovane, davanti ai giudici del tribunale minorile di Caltanissetta, rispondendo alle domande del pubblico ministero e del difensore dell’imputato, l’avvocato Giovanna Cassarà. Ad essere accusato di calunnia è un altro giovane, all’epoca dei fatti ancora minorenne. Venne coinvolto in un’indagine antidroga e, davanti ai magistrati che lo interrogavano, fece proprio il nome di un suo amico, adesso sentito nel dibattimento, indicandolo come colui al quale avrebbe consegnato la droga.
Una versione che, ovviamente, cadde, al punto da costargli l’accusa di calunnia. L’amico tirato in ballo, peraltro, non ha mai presentato una formale denuncia. Elementi che sono stati messi in luce anche dal difensore, l’avvocato Giovanna Cassarà, secondo la quale mancherebbero i presupposti per mantenere le contestazioni. Intanto, i giudici del tribunale dei minori hanno deciso di acquisire i verbali delle dichiarazioni rese dall’imputato durante le indagini.