“Abitazione nella disponibilità di Collodoro”, Cassazione conferma confisca immobile

 
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Gela. Un anno fa, i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, accogliendo quasi integralmente il contenuto del ricorso dei difensori, disposero il dissequestro di un complesso di beni, tra terreni, garage, un’abitazione e alcune villette, rientranti nelle disponibilità patrimoniali dell’imprenditore Rocco Giorrannello e dei suoi familiari. I legali, gli avvocati Giuseppe Condorelli e Paolo Testa, riuscirono a dimostrare che i beni, sottoposti a sequestro, non erano da ricollegare a Carmelo Collodoro, per gli inquirenti esponente ancora importante di Cosa nostra locale e legato da stretti rapporti di parentela con la famiglia dell’imprenditore. In appello, fu esclusa la confisca. La misura però venne confermata per un appartamento. Gli stessi legali si sono rivolti ai giudici della Corte di Cassazione, convinti che anche quest’ultimo immobile non sia riferibile a Collodoro ma sia frutto dell’attività imprenditoriale di Giorrannello. I magistrati romani non hanno accolto il ricorso, nonostante la richiesta della procura generale, che ha concluso per l’annullamento, con rinvio nuovamente alla Corte d’appello (per uno dei motivi). Nelle motivazioni pubblicate, i giudici confermano la correttezza del quadro argomentativo utilizzato in secondo grado. Anche per la Corte capitolina, quell’abitazione fu nella disponibilità di Collodoro.

Si sarebbero tenute riunioni tra esponenti di Cosa nostra locale, rifacendosi a quanto dichiarato dal collaboratore di giustizia Crocifisso Smorta. I legali dell’imprenditore e dei suoi familiari, invece, anche in appello spiegarono che tutti i beni finiti poi sotto sequestro, erano stati acquisiti prima del 2005, anno nel quale iniziarono ulteriori indagini su Collodoro e sulle sue attività. L’immobile, secondo questa linea, non era nella sua disponibilità. La decisione della Cassazione fa diventare definitiva la confisca dell’appartamento, ubicato nei pressi di via Venezia.

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