Gela. Dopo l’annunciato stop a due delle tre linee della raffineria dell’Eni e al ricorso alla Cig per 500 operai del diretto e 300 dell’indotto, Gela rischia di perdere anche il più consistente investimento privato mai realizzato nel suo territorio negli ultimi 60 anni.
Si tratta del «polo agro-energetico serricolo-fotovoltaico» da 83 megawatt (pannelli solari sul tetto delle serre) che la cooperativa floro-ortofrutticola «Agroverde» si accingeva a costruire in contrada «Zai», nelle campagne a cinque km a nord della città, investendo 235 milioni di euro e creando 300 posti di lavoro, a regime.
Il progetto del più grande insediamento del suo genere in Europa si è bloccato a causa del taglio del 35% agli incentivi sul fotovoltaico (per le aziende che dal prossimo 1 luglio non saranno ancora in produzione e collegati alla rete) deciso, nei giorni scorsi, dai ministeri dello sviluppo economico, dell’ambiente e dell’agricoltura del «Governo Monti», con il varo della bozza del «Quinto Conto Energia». Gli imprenditori parlano di «un devastante cambio delle regole in corso d’opera».
Le banche hanno subito tirato i cordoni della borsa e la società finanziatrice dell’opera (la Pramac di Milano), ha sospeso l’erogazione dei fondi in attesa di ulteriori chiarimenti, proprio mentre si accingeva a pagare (con tre milioni di euro) gli espropri eseguiti grazie ad una delibera d’urgenza adottata dal consiglio comunale. Si blocca anche la costruzione delle serre su una superficie di 230 ettari, per la quale la cooperativa dispone di un finanziamento esecutivo di 100 milioni di euro.
Tutto è condizionato dalla scadenza del 1 luglio. I lavori, il cui inizio era previsto alla fine di aprile, non potrebbero essere completati entro quella data. Agroverde e l’intero comprensorio di Gela chiedono perciò una modifica del Conto Energia che salvaguardi i progetti in itinere.