Gela. A marzo, arriveranno le richieste dei pm della Dda di Caltanissetta, nei confronti degli imputati, a processo in uno dei filoni della maxi inchiesta antimafia “Extra fines”. Sia mercoledì che ieri, il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Francesca Pulvirenti e Martina Scuderoni), ha ascoltato le deposizioni di tutti gli imputati. L’ultimo a parlare è stato Luigi Rinzivillo, in videocollegamento dal carcere nel quale è detenuto. Per i magistrati, sarebbe uno dei fiancheggiatori del nuovo boss Salvatore Rinzivillo, al quale è legato da rapporti di parentela. L’imputato ha però respinto categoricamente ogni accusa. “Ho sempre lavorato onestamente, anche nell’agenzia scommesse che avevo avviato – ha detto – non posso pagare solo per il mio cognome. Non ho mai commesso reati ma mi trovo in carcere”. Ha spiegato che l’attività commerciale era stata avviata in società con un altro imputato, Liborio Bongiorno. Secondo gli investigatori, l’agenzia scommesse veniva usata da Salvatore Rinzivillo per incontri con altri esponenti mafiosi. “Salvatore Rinzivillo ritornava sporadicamente in città, perché viveva a Roma – ha aggiunto – capitava che quando era a Gela venisse a fare visita a tutti i parenti. Se mi avesse chiesto di commettere dei reati, lo avrei subito allontanato. Peraltro, ad un certo punto mi ha anche tolto il saluto perché una volta ci furono dei problemi su un favore che mi aveva chiesto”.
Rinzivillo ha risposto alle domande del suo legale, l’avvocato Giacomo Ventura, e a quelle del pm della Dda Matteo Campagnaro. Sono a processo, oltre allo stesso Rinzivillo, anche Antonio Rinzivillo, Crocifisso Rinzivillo, Liborio Bongiorno, Emanuele Catania, Rosario Cattuto, Angelo Giannone, Carmelo Giannone, Giuseppe Licata, Francesco Maiale, Antonio Maranto, Antonio Passaro, Giuseppe Rosciglione, Alfredo Santangelo, Vincenzo Mulè, Luigi Savoldi e Fabio Stimolo.
