Gela. Uno studio di fattibilità venne realizzato da uno dei progettisti di un’azienda locale e la commissione consiliare sviluppo economico ha iniziato a valutarlo. Le verifiche sono in corso sulla possibilità di riprendere l’iter per la realizzazione di uno yard, opera destinata alla lavorazione di grandi manufatti, poi da trasportare via mare. Di un progetto di questo tipo si parlò più volte nel passato, soprattutto nella fase successiva al protocollo di intesa e alla riconversione della raffineria, nel tentativo di individuare sbocchi concreti per collocare la manodopera metalmeccanica locale, che già allora era in procinto di uscire dal ciclo produttivo della fabbrica di contrada Piana del Signore. Le audizioni in commissione sono iniziate la scorsa settimana e probabilmente proseguiranno anche nelle prossime. Il presidente della commissione Rosario Faraci e gli altri componenti, Luigi Di Dio, Virginia Farruggia, Pierpaolo Grisanti ed Emanuele Alabiso, stanno analizzando i contenuti del progetto, anche in relazione alle concrete esigenze produttive del territorio. “Non ci interessa il libro dei sogni – dice Faraci – insieme al tecnico che si è occupato dello studio, abbiamo effettuato i primi accertamenti. Pensiamo sia molto importante inquadrare un’opera di questo tipo, in base alle effettive esigenze del mercato. Ci sono strutture, anche in Italia, che già risentono di una certa crisi e della concorrenza di yard realizzati in altri Stati, dove i costi della manodopera sono molto più bassi. Sicuramente, per portare avanti il progetto è importante avere un confronto con Sicindustria, con gli operatori e le aziende del settore. Crediamo di aver compreso cosa realizzare l’opera, che non va assolutamente confusa con l’hub portuale o con altre strutture delle quali si parla molto in questo periodo”. Sul punto, in commissione ci sono anche visioni differenti, in attesa di entrare nel vivo della discussione. La grillina Farruggia ha chiesto di accertare il rispetto del piano di risanamento e di quello di gestione, che non possono essere derogati. Tra le opzioni, ci sarebbe la costituzione di un consorzio di aziende, che gestirebbe direttamente lo yard. “Un’opera di questo tipo – aggiunge Faraci – ha comunque bisogno di una vera intermodalità, con tutte quelle infrastrutture delle quali il territorio è al momento privo. Crediamo inoltre che sia imprescindibile inserirla in area Zes, così da invogliare gli investitori. Attendiamo che la Regione emetta finalmente le linee guida della Zona economica speciale”.
Nelle ultime settimane, il dibattito politico è tornato a concentrarsi sul fronte mare, con strategie, per ora solo teoriche, che dovrebbero condurre ad investimenti sull’hub commerciale e della logistica, opera sostenuta dall’amministrazione comunale. Un comitato locale, invece, ha scritto direttamente al governo per ottenere l’esame delle carte per la progettazione di un gate portuale. L’unico dato certo, al momento, è il definanziamento della darsena commerciale, da oltre 140 milioni di euro, tagliata dalla Regione. Anche sugli interventi nel porto rifugio la strada della burocrazia si è fatta sempre più irta di insidie, dopo anni di attesa.