Gela. La casa di ospitalità “Antonietta Aldisio” nega le richieste di ricovero e continua a registrare una fuga di assistiti. Alcuni pensionati hanno ammesso di avere lavorato abusivamente nella struttura, assicurando servizi essenziali.
Tra questi l’ormai ex badante, Giuseppina Zappatore di 74 anni. La donna proveniente dalla piccola frazione leccese di Galatina, dopo un anno di permanenza si è vista negare la possibilità di tornare a vivere presso la storica ipab presieduta da don Giovanni Tandurella “dove – rivela – mi occupavo di servizi presso la lavanderia e in cucina. Adesso il Comune dice che non ha soldi per agevolare il mio ricovero – aggiunge Giuseppina Zappatore – Pagavano una retta di 500 euro ma a me chiedevano troppi soldi. A fine mese mi restavano solo cento euro per vivere. Adesso, a stento, provo a sbarcare il lunario. Ma la nostalgia è troppa. Torno sempre presso la struttura. Tutti i miei amici ruotano tra quelle quattro mura. Sarei pronta a trasferirmi. Purtroppo, un addetto del settore ai Servizi sociali sostiene che devo aspettare tempi migliori. Forse il prossimo anno”.
La donna, inoltre, era costretta a cedere mensilmente oltre l’ottanta per cento dell’intera pensione. Una condizione divenuta presto troppo onerosa, cosi dal 3 giugno scorso la malcapitata è costretta a vivere da sola in un modesto appartamento di via Vincenzi.
“Mi tiene compagnia solo la mia Margot, un cagnolino razza Volpino – dice Giuseppina Zappatore – Ci facciamo compagnia”. La settantaquattrenne si era trasferita in città perché badava ad un pensionato. “Dopo il decesso dell’uomo che accudivo – conclude Giuseppina Zappatore – sono rimasta senza dimora e soldi. In quell’occasione, grazie al settore ai Servizi sociali, approdai presso l’ipab “Antonietta Aldisio”, dove per ricambiare la cortesia aiutavo gratuitamente gli addetti della cucina e della lavanderia. Avrebbero potuto agevolarmi, garantendo la mia permanenza”.
Intanto, negli ultimi sei mesi la casa di ospitalità ha perso undici di ventinove pensionati. Alcuni di questi hanno scelto la nuova residenza sanitaria assistita Caposoprano. Quest’ultima struttura è finita al centro di un’indagine della procura che vuole fare chiarezza sulla regolarità dell’ottenimento della convenzione di trentotto posti con l’Azienda sanitaria provinciale di Caltanissetta. La situazione ieri ha costretto gli addetti in forza presso la casa “Aldisio”, diretta da don Giovanni Tandurella, ad incrociare le braccia. “Non ricevono stipendi ormai da 16 mesi e 4 anni e mezzo di indennità – spiegano Ignazio Giudice e Melania Lombarco esponenti della Cgil – I servizi sociali vanno rifondati. La politica deve rinnovare le convenzioni e non svuotare le case pubbliche. Gli anziani sono diminuiti da 29 a 18”.