Gela. Le indagini sono state chiuse e i pm della procura hanno chiesto il rinvio a giudizio per l’imprenditore Pietro Biondi, titolare del gruppo “Progetto Vita”, e per altri coinvolti. Anziani e disabili psichici sarebbero stati sistematicamente maltrattati e sottoposti a cicli sanitari invasivi e, secondo gli investigatori, portati avanti da personale non autorizzato. Tutto si sarebbe verificato in alcune strutture del territorio, affidate anche ad operatori gelesi. L’inchiesta, condotta dai sostituti Federica Scuderi e Mario Calabrese, è uno sviluppo di quella che portò ad accendere i riflettori sul centro per migranti di Manfria, con l’indagine “Balla coi lupi” e “Blonds”. Le strutture di ricovero e le case di riposo, finite sotto verifica, sono a loro volta riconducibili alle cooperative dell’imprenditore Pietro Biondi, coinvolto anche in questo filone investigativo, insieme ad almeno altre diciassette persone.
Gli accertamenti espletati hanno consentito di ricostruire lesioni personali gravi e gravissime verificatesi nei confronti di ricoverati presso le strutture. Per l’imprenditore e per altri indagati è stato chiesto il rinvio a giudizio anche per un’ipotesi di omicidio colposo, relativo ad un ulteriore procedimento. Avrebbero causato la morte di un ospite del centro “Le Viole” a Butera. Il personale non qualificato avrebbe omesso di chiedere l’intervento di specialisti medici, così da evitare il peggioramento delle condizioni dell’ospite, che poi perse la vita. L’attiva dei pm della procura è stata coordinata dal procuratore capo Fernando Asaro e le indagini sono state condotte dai poliziotti.