Gela. Tre anni di continue violenze, nella loro abitazione di San Giacomo. Un trentasettenne romeno non si sarebbe fermato neanche quando la compagna era incinta, colpendola ripetutamente al ventre. La donna, per le conseguenze subite, avrebbe abortito, senza però recarsi in ospedale. Solo lo scorso febbraio, stanca di subire, avrebbe iniziato a rivelare quello che accadeva. Il trentasettenne ne dovrà rispondere davanti al gup del tribunale. Difeso dall’avvocato Angelo Cafà, che lo ha assistito anche nel corso dell’interrogatorio dello scorso aprile, il mese prossimo dovrà replicare alle accuse. L’udienza è stata fissata. La procura ha già avanzato richiesta di rinvio a giudizio, ritenendo fondate tutte le pesanti contestazioni che gli vengono mosse. Le violenze ci sarebbero state anche in presenza del figlio della donna, avuto da una precedente relazione sentimentale. Tra le accuse, anche quella di averle imposto rapporti sessuali non consenzienti.
Secondo gli investigatori, le vessazioni, fisiche e psicologiche, sarebbero state continue, ma la donna inizialmente scelse di non denunciare, forse anche per paura. Molte ammissioni sarebbero arrivate dal figlio, che avrebbe assistito a tanti episodi di violenza. La donna probabilmente si costituirà parte civile, assistita dall’avvocato Rocco Cutini.