Gela. Ci sarebbero state irregolarità nelle operazioni che facevano arrivare gasolio in città anche da altri Stati, soprattutto Croazia e Bulgaria. Già due anni fa ci fu il rinvio a giudizio per oltre venti imputati. La vicenda è arrivata davanti al collegio penale del tribunale. L’inchiesta fu ribattezzata “Acquaragia” e ricostruì una presunta filiera, alimentata da violazioni pure rispetto alle accise imposte sui carburanti. A causa di alcune mancate notifiche, l’apertura del dibattimento è stata rinviata alla prossima udienza utile. La procura, in fase di udienza preliminare, chiese il rinvio a giudizio per le posizioni di Damiano Sciuto, Alessandro Caldarera, Daniele Borchio, Claudio Iacono, Pasquale Fama, Francesco De Stradis, Giuseppe Adornetto, Marco Befumo, Carmelo Arcidiacono, Vincenzo Paternò, Carmine Pellegrino, Rosario Barone, Jozko Smrdel, Simon Smrdel, Emanuele Lignano, Filippo Piccione, Rocco Calaciura, Mario Alario, Calogero Curto, Rosario Cassero, Claudio Buonaventura e Gaetano Reale.
Per i militari della guardia di finanza e per gli operatori dell’Agenzia delle dogane, il gasolio veniva rivenduto a condizioni di favore. Tra i destinatari, titolari di alcune attività. Pare venisse stoccato in un deposito a poca distanza dalle frazioni balneari della città. Tutti i coinvolti hanno sempre escluso irregolarità. Secondo la linea difensiva, sarebbe stata rispettata la normativa in materia.