Una tragedia che tutti dovrebbero conoscere | La Giornata dei Carusi e il dramma che diventò rinascita
A Caltanissetta il 12 novembre si ricorda la memoria dei carusi minatori di Gessolungo: un dramma che diventò rinascita civile.

Il 12 novembre 1881 la provincia di Caltanissetta fu scossa da una tragedia che cambiò la coscienza sociale dell’Italia: l’esplosione nella miniera di Gessolungo causò la morte di 65 minatori, tra cui 19 bambini, impropriamente chiamati “carusi” perché costretti a trasportare zolfo in condizioni disperate. Oggi, il Comune di Caltanissetta ha istituito la Giornata in memoria delle vittime nelle miniere, proprio nel cuore dello stesso territorio colpito da quella tragedia, mantenendo viva la memoria per generazioni.
Rituale, memoria e rinascita civile
Ogni 12 novembre, le autorità civili e religiose si raccolgono nel Cimitero dei Carusi, a due passi dalla zolfara, dove croci bianche e un moderno monumento commemorativo ricordano chi è morto in questa disfatta sociale. La scelta di istituire una ricorrenza ufficiale serve a tramandare la memoria di quei bambini, vittime di sfruttamento minorile, e a sensibilizzare sulle norme di sicurezza sul lavoro. L’evento è un tuffo nella storia, ma anche un grido civile: “quella tragedia dev’essere monito per il futuro”, come ricorda il Sindaco di Caltanissetta.
Il dramma dei carusi non si chiuse nel silenzio. Addolorati minatori commissionarono ai fratelli Biangardi la prima Vara della Veronica, oggi protagonista delle processioni del Giovedì Santo. Un gesto che fece della fede religiosa la prima forma di giustizia sociale del territorio. Un segno di speranza tra le macerie, che ancora oggi muove migliaia di fedeli per onorare la fede e la dignità rubata ai bambini-carusi.
Curiosità: il cimitero dei carusi e la lapide “senza nome”
Nel piccolo Cimitero dei Carusi, accanto alle croci, è posta una lapide dedicata ai “9 carusi senza nome”, quei ragazzini la cui identità fu cancellata dalla tragedia. Un gesto toccante che impone una riflessione: nella lapide, accanto al nome dei minatori riconosciuti, quelle croci bianche ricordano borghesi e plebei, adulti e bambini, tutti uguali di fronte alla morte. Quel piccolo camposanto rustico, luogo dimenticato ma rinnovato, si fa monumento universale alla pietà, alla memoria e al riscatto.