Una storia che ha resistito per secoli, il Sacello di Sabucina e la verità poco conosciuta
A Sabucina, un sacello in terracotta svela un tempietto votivo del VI sec a.C., esempio straordinario di cultura sicana ed ellenizzazione.

Nel cuore della provincia di Caltanissetta, il sito archeologico di Sabucina custodisce un tesoro poco noto ma di straordinaria importanza: il Sacello di Sabucina, un modellino templare in terracotta risalente al VI secolo a.C. Rinvenuto nella necropoli del villaggio sicano-ellenizzato, questo manufatto rappresenta con eccezionale precisione architettonica un tempietto prostilo, imitando i modelli greci, ma stylizzato dalle tradizioni locali. Conservato nel Museo Archeologico Regionale di Caltanissetta, il sacello racconta la storia di una Sicilia che si trasformava, assorbendo e reinterpretando influenze culturali, religiose e artistiche.
Il sacello: un capolavoro votivo tra ricerca e fascino
Scoperto negli anni Sessanta durante gli scavi nella necropoli di Sabucina, il sacello è una piccola riproduzione architettonica in terracotta, alta circa 30 cm, con pronao prostilo, tetto spiovente e una decorazione acroteriale straordinaria: due figure equestri e maschere gorgoniche sul timpano, simboli di protezione e forza divina. Non si tratta di un semplice ornamento: il modellino doveva essere un oggetto votivo, probabilmente collocato su una montagna sacra o all’interno di un’area cultuale, come suggerisce la tradizione religiosa sicana.
L’opera testimonia un fascino primordiale per l’arte greca, ma anche una reinterpretazione autonoma: la struttura del tempietto, pur ricorda modelli della Grecia arcaica, mostra un’italica ibridazione, con proporzioni non perfettamente equilibrate e una resa stilistica semplice ma affascinante . Accompagnava le sepolture di Sabucina, villaggio stratificatosi dal Bronzo al periodo arcaico, unendo religione, arte e simbologia.
Oggi il sacello è esposto nel Museo Archeologico Regionale di Caltanissetta, nella sezione dedicata a Sabucina, con un’accurata riproduzione tattile per non vedenti e un apparato didattico che ne spiega la genesi, la struttura e la funzione in una società in trasformazione.
Curiosità
Tra i dettagli più affascinanti, il sacello conserva le antefisse gorgoniche, antiche maschere di protezione, sopravvissute a scavi iniziati per salvare il sito dal degradamento dovuto a una cava vicina: senza l’intervento dell’Associazione Archeologica Nissena negli anni Sessanta, questo gioiello sarebbe andato perduto. Oggi, ciò che resta è un modello votivo che ci parla di culto, identità e strategie espressive. La presenza delle figure equestri acroteriali fa ipotizzare legami con divinità guerriere o solari, forse dio-eroi locali assimilati a divinità greche.