Un video fasullo per incastrare quattro carabinieri: Alfieri e Giovane non parlano

 
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Immagini di repertorio

Gela. Hanno scelto di non parlare davanti al giudice Domenico Stilo e, quindi, di non rispondere alle domande del pubblico ministero Elisa Calanducci. Il presunto boss Giuseppe Alfieri, attualmente recluso sotto regime di 41 bis nel penitenziario di Viterbo, e Francesco Giovane

hanno fatto scena muta nel corso dell’ultima udienza del processo che li vede imputati di calunnia.
Stando alle accuse, avrebbero fatto recapitare un video, palesemente artefatto, che ritraeva quattro carabinieri sulla scenda di un attentato incendiario. In base alla ricostruzione, avrebbero voluto far ricadere la responsabilità del rogo proprio sugli stessi militari impegnati in quella zona, invece, in attività d’indagine. I militari finiti al centro dell’intera vicenda hanno scelto di costituirsi parte civile per i danni subiti.
Si tratta di Vincenzo Giuca, Stefano Di Simone, Giovanni Rizzo e Francesco Mangialardo. Sia Alfieri che Giovane sono difesi dall’avvocato Maurizio Scicolone. Durante le fasi precedenti al dibattimento, sono scattati i provvedimenti di non luogo a procedere nei confronti di alcuni colleghi dei quattro carabinieri, accusati a loro volta di aver commissionato il video artefatto per metterli in difficoltà.
Proprio un ex collega dei quattro danneggiati verrà sentito nel corso della prossima udienza fissata per il 16 luglio. Al termine dell’esame, il giudice Domenico Stilo dovrebbe emettere la propria decisione sui due imputati. Consapevoli dei fatti oppure utilizzati da altri?

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