Un regolamento di conti e gli spari in via Ivrea, scatta la condanna per un trentenne

 
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Gela. Un anno e sei mesi di reclusione dopo che i magistrati della procura hanno accolto la richiesta di patteggiamento formulata dal suo legale di fiducia.

Gli spari in via Ivrea. Così, è arrivato il verdetto per il trentenne Antonio Radicia. Era accusato di aver avuto un ruolo nella presunta spedizione punitiva andata in scena, nel marzo di un anno fa, in via Ivrea. Ad essere presa di mira, fu l’abitazione del ventiquattrenne Graziano Romano. Il giovane, inoltre, prima di quell’avvertimento, sarebbe stato aggredito non solo da Radicia ma anche da Igland Bodinaku, a sua volta finito a giudizio per gli stessi fatti. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Davide Limoncello, dopo aver optato per il rito abbreviato, ha nuovamente formulato una richiesta di patteggiamento, accolta dai magistrati.

Le immagini dei sistemi di videosorveglianza. Gli investigatori risalirono all’identità di Radicia e Bodinaku utilizzando anche le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona. Accuse, comunque, sempre respinte dal trentenne che ha confermato di non aver mai sparato. A partecipare all’azione, ci sarebbe stato un terzo complice non ancora identificato. Gli inquirenti ritennero, già al momento degli arresti, che dietro agli spari in via Ivrea ci fosse una sorta di resa dei conti. Non a caso, solo qualche mese dopo, lo stesso Graziano Romano venne arrestato con l’accusa di aver sparato diversi colpi di pistola in direzione del venticinquenne Igland Bodinku che, intanto, si trovava agli arresti domiciliari nel suo appartamento di via Minardi a Sant’Ippolito. La madre di Romano, assistita dall’avvocato Carmelo Brentino, ha scelto di costituirsi parte civile. Intanto, proprio l’avvocato Limoncello ha già depositato una richiesta per la revoca degli arresti domiciliari imposti ad Antonio Radicia.

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