Un luogo che nessuno conosceva | Dove fu rinchiuso Filippo d’Angiò dopo la Battaglia del 1299

A Sutera, nel cuore della Sicilia, la Rocca fu il carcere di Filippo d'Angiò dopo la battaglia di Falconara del 1299. Una storia vera e sorprendente.

A cura di Redazione
20 luglio 2025 19:00
Un luogo che nessuno conosceva | Dove fu rinchiuso Filippo d’Angiò dopo la Battaglia del 1299 - Foto: Berthold Werner/Wikipedia
Foto: Berthold Werner/Wikipedia
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La cattura che cambiò la storia: da Falconara a Sutera

Nel dicembre del 1299, la Sicilia fu teatro di un evento destinato a lasciare il segno nelle complesse vicende medievali dell’isola. Filippo d’Angiò, principe di Taranto e comandante delle truppe angioine, fu catturato durante la battaglia di Falconara dalle forze del re di Sicilia Federico III d'Aragona, nel contesto delle cruente Guerre del Vespro. Si trattò di uno dei più clamorosi rovesci per la dinastia angioina. La battaglia, combattuta presso la piana costiera tra Marsala e Trapani, vide una netta vittoria siciliana e segnò un punto di svolta nella lotta tra la casata d’Aragona e quella degli Angiò per il controllo dell’isola.
Filippo, figlio di Carlo II d'Angiò, fu preso prigioniero e inizialmente condotto a Cefalù. Ma non era considerato un prigioniero qualunque: la sua importanza politica imponeva un luogo sicuro, isolato e difficile da espugnare. E fu così che il suo destino si incrociò con la storia della Rocca di Sutera, nel cuore della Sicilia interna, dove venne trasferito in un luogo tanto remoto quanto strategico.

Sutera, la Rocca e una prigione scolpita nella roccia

Sutera, borgo dell’entroterra nisseno, non è solo uno dei “Borghi più belli d’Italia”: è anche il teatro di una prigionia illustre. Arroccata sul Monte San Paolino, la sua Rocca offre una vista mozzafiato, ma nel 1300 serviva come luogo di detenzione. Fu qui, secondo fonti storiche e tradizione documentata, che Filippo d’Angiò venne rinchiuso. La Rocca, naturale fortificazione di origine antichissima, offriva un punto di osservazione formidabile e un isolamento ideale per custodire un prigioniero tanto importante.
All’interno del percorso che conduce al Santuario Diocesano di San Paolino, è ancora oggi visibile una cella scavata nella roccia, identificata dalla comunità e da diverse ricostruzioni storiche come la “prigione di Filippo d’Angiò”. Non si tratta di leggenda urbana o diceria: la fonte storica della prigionia è attestata da cronache aragonesi e napoletane dell’epoca. La prigionia terminò solo nel 1302, con la stipula della Pace di Caltabellotta, che pose fine al conflitto e sancì un temporaneo equilibrio tra i regni di Napoli e Sicilia.

Curiosità: una cella trasformata in meta spirituale

Oggi la cella che un tempo ospitò Filippo d’Angiò è visitabile da chiunque sia disposto a salire i 183 gradini che portano in cima alla Rocca. Ma il suo significato si è trasformato: da prigione per un principe a luogo di meditazione e memoria collettiva. La vista che si gode dalla sommità è tra le più spettacolari della Sicilia centrale, e molti la scelgono anche come meta religiosa, grazie al vicino santuario. Sutera è così riuscita a conservare non solo la memoria storica, ma anche il fascino silenzioso di un luogo che ha custodito un segreto della Storia europea.

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