Un dipendente di banca “strozzato” da prestiti a usura, accuse ad un ex collega: parla un poliziotto

 
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Gela. I magistrati della procura lo ritengono coinvolto in un giro di prestiti ad usura che avrebbe finito con il travolgere un suo ex collega. Parla uno degli investigatori. Così, a giudizio è finito il funzionario di banca Gaetano Di Mattia. Un anno fa, il giudice dell’udienza preliminare condannò a quattro anni di reclusione il fratello Roberto, finito a sua volta nell’inchiesta scaturita dalla denuncia sporta dalla vittima, successivamente deceduta. Ad essere sentito davanti al collegio presieduto dal giudice Paolo Fiore, affiancato dalle colleghe Ersilia Guzzetta e Silvia Passanisi, è stato uno degli agenti di polizia che si occupò delle indagini. “Intercettammo, sia telefonicamente che attraverso le ambientali – ha spiegato – diverse conversazioni tra la vittima e Roberto Di Mattia. Di Mattia voleva la restituzione degli interessi di un prestito ad usura che gli aveva concesso. Insieme ad un catanese, entrò anche nell’appartamento della vittima e lo picchiò, portando via dei preziosi”. La difesa dell’imputato, rappresentata in aula dall’avvocato Francesco Enia, ha sottolineato come nel corso delle perquisizioni furono ritrovati solo documenti sindacali nelle abitazioni di Gaetano Di Mattia, relativi ad una vertenza seguita per conto della vittima dei prestiti a strozzo. Inoltre, proprio la difesa ha prodotto una serie di documenti che attesterebbero la proprietà di alcuni gioielli sequestrati allo stesso imputato e, successivamente, dissequestrati.

“La vittima si oppose alla consegna in banca”. Il pubblico ministero Serafina Cannatà e l’avvocato di parte civile Giacomo Ventura, in rappresentanza della vittima del presunto giro di prestiti ad usura, hanno analizzato, nel corso dei loro interventi, proprio il contenuto di alcune intercettazioni registrato durante conversazioni telefoniche tra Roberto Di Mattia e la vittima. “Roberto Di Mattia – ha spiegato ancora l’investigatore – voleva che i soldi venissero consegnati in banca al fratello. La vittima, però, si oppose e, alla fine, si incontrarono lo stesso giorno del blitz che ci consentì di arrestare proprio Roberto Di Mattia”. Intanto, il giudice Fiore ha detto sì all’acquisizione dei supporti digitali contenenti le intercettazioni ambientali e telefoniche al centro dell’indagine e a quella dei documenti sulla proprietà dei gioielli sequestrati all’imputato. Nuovi testimoni verranno sentiti nel corso della prossima udienza già fissata per il 9 luglio.

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