Un “cavallo di ritorno” per avere i soldi, accuse ad un gelese e a due romeni: via al processo

 
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Gela. Avrebbero chiesto denaro per restituire l’automobile di proprietà di un pensionato. Si è aperto il dibattimento nei confronti di Claudio Iannì e dei romeni Andrei Stirbu e Renata Paun. Le accuse contro i tre. Il collegio penale del tribunale, presieduto da Miriam D’Amore e composto dai giudici Tiziana Landoni e Ersilia Guzzetta, infatti, ha respinto l’eccezione preliminare formulata da uno dei difensori, l’avvocato Salvo Macrì. Il legale ha contestato la decisione del giudizio immediato, arrivata dai magistrati della procura e dal giudice delle indagini preliminari. Per il difensore, come emerso sia in sede di interrogatorio di garanzia sia davanti ai giudici del riesame, non ci sarebbero elementi decisivi per collegare i tre imputati ai fatti contestati. Per questo motivo, ha chiesto una regressione del procedimento alla fase dell’udienza preliminare. E’ arrivato, però, il no dei giudici. Claudio Iannì, Andrei Stirbu e Renata Paun sono accusati di aver organizzato un vero e proprio “cavallo di ritorno” ai danni di un pensionato licatese. Il gip, al termine dell’interrogatorio di garanzia, convalidò l’arresto solo per Iannì e Paun, escludendo qualsiasi ruolo assunto da Stirbu nell’intera vicenda. Al gelese Iannì e alla romena Renata Paun vennero revocati gli arresti domiciliari, così come chiesto dai loro legali di difesa, gli avvocati Salvo Macrì e Giuseppe Smecca. Un verdetto ribadito anche dai giudici del riesame.

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