Un capolavoro tutto nisseno: il tesoro gotico di San Cataldo e ciò che non ti hanno mai raccontato
Scopri a San Cataldo il Palazzo Galletti: neogotico del XIX secolo, intreccio nobile e borgo. Una curiosità finale ti sorprenderà.

Nel cuore di San Cataldo (CL), sorge Palazzo Galletti, un edificio dall’anima nobile che fonde storia, architettura e vicende regali. Costruito nella metà del XIX secolo per volere del principe Nicolò Galletti e Platamone, il palazzo si erge su preesistenti fondazioni seicentesche ed è un mirabile esempio di stile neogotico e rinascimentale. Oggi, grazie a restauri recenti, rappresenta uno degli edifici civili più scenografici del borgo, testimone delle ambizioni nobiliari e della nascita stessa di San Cataldo, sorta per volontà della famiglia Galletti. Vediamo insieme le tappe salienti di questo gioiello architettonico.
Origini nobiliari e architettura ibrida
Il progetto fu commissionato intorno al 1850–1858 da Nicolò Galletti e Platamone, marchese di San Cataldo e principe di Fiumesalato, sull’orlo di un antico portale cinquecentesco con stemma familiare. L’architetto Tommaso Di Chiara, palermitano, trasse ispirazione dal liberty gotico della Villa di Bagheria, dotando l’edificio di torre merlata, trafori decorativi e finestre ad arco policentrico, che conservano ancora evidente il sapore medievale. All’interno, vestigia del XVI secolo, portali in marmo ed elementi rinascimentali testimoniano l’arte e la continuità storica del sito.
Dal palazzo principesco a simbolo cittadino
Prima di Palazzo Galletti, nel XVII secolo, sorgeva un casale noto come "Caliruni", intorno al quale prese vita il borgo. Nel 1607 il principe Nicolò Galletti ottenne la licentia populandi, dando inizio alla fondazione di San Cataldo come baronia. I lavori del palazzo furono interrotti nel 1751 con la morte del principe Giuseppe, ripresi poi dal pronipote Nicolò nel 1850, trasformando l’originario edificio rinascimentale in una dimora principesca neogotica. Nel 1925 fu acquistato da privati e trasformato: molte sale interne e gli esterni rimasero tuttavia intatti come testimoni storici dell’epoca.
Curiosità
Nel parco interno, un tempo, sorgeva un busto marmoreo di Don Vincenzo Galletti (figlio del primo marchese), oggi trasferito nel palazzo di Palermo. La leggenda narra che Nicolò, durante un viaggio a Pisa, adornò il suo palazzo con un gallo spennato, simbolo della famiglia, con scritto: "Chi non farà come fo io, sarà spennato come il mio gallo!". Un monito nobiliare che riecheggia ancora tra le sale.