Gela. A raccontare maggiori particolari sulla fine di Crocifisso Sartania, gelese ucciso nelle campagne di Acate
nel febbraio di ventidue anni fa, potrebbe essere l’ex boss di cosa nostra Rosario Trubia, da anni collaboratore di giustizia.
L’omicidio nelle campagne del ragusano. I difensori dei quattro imputati, tutti accusati dell’omicidio, sono riusciti ad ottenere l’esame del collaboratore. In aula, davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Ragusa, si tornerà a novembre. A rispondere alle accuse sono Carmelo Curvà, Orazio Rolletto, Carmelo e Cristoforo Palmieri. Dopo l’omicidio, il corpo di Sartania venne dato alle fiamme. Tutto sarebbe maturato negli ambienti vicini ai clan gelesi. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, Sartania sarebbe stato ucciso per motivi legati alla relazione avuta con la sorella di uno degli imputati, vittima di maltrattamenti. Una spedizione punitiva, quindi, per vendicare il presunto torto. L’ex vertice di cosa nostra locale Rosario Trubia potrebbe raccontare particolari inediti su quanto accaduto e sulle ragioni che portarono all’atroce esecuzione. Solo Orazio Rolletto ha già optato per il rito abbreviato. I familiari della vittima sono parti civili con l’avvocato Giovanni Lomonaco. Gli imputati, invece, sono difesi dai legali Flavio Sinatra, Antonio Gagliano e Cristina Alfieri.