Gela. Si accusano praticamente a vicenda.
C’è la maggioranza? Dai banchi del centrodestra, tutti a profetizzare un’opposizione solo di facciata del gruppo di centrosinistra, con in testa il Pd, che in realtà starebbe agendo per tenere a galla la giunta del sindaco Domenico Messinese. Dai banchi dei rivali, però, tutti ad accusare quelli di centrodestra che, invece, avrebbero già l’accordo tacito con Messinese e i suoi assessori. In verità, nessuno è senza “peccato”. Nelle ultime settimane, il sindaco sta sondando i campi e ha avuto incontri, anche piuttosto lunghi, sia con referenti di centrodestra sia con rappresentanti del la fazione avversa. Non mancano neanche i tentativi telefonici e gli inviti più o meno informali. Il sindaco, che certamente è un neofita dei meccanismi della politica locale, ha però capito che una maggioranza, anche se traballante, deve pur costruirla, pena altri tre anni di patemi e toni esasperati, sempre che non passi la tanto strombazzata sfiducia. Al momento, anche senza un accordo scritto e firmato, Messinese sembra poter contare su un drappello di consiglieri comunali, probabilmente qualcuno in più rispetto ai nove che hanno votato il rendiconto 2016. Anche perché, con nove consiglieri non si va da nessuna parte. Un sostegno che sembra trarre spunto più dalla volontà di non rivedere il centrosinistra alla guida della città piuttosto che da un vero convincimento sul buon operato dell’amministrazione comunale. Allo stato attuale, basta dare anche solo un’occhiata ai lavori d’aula, la giunta pare poter contare sui voti dei tre consiglieri comunali della Lista Musumeci, su quelli dei due di Energie per l’Italia, su Salvatore Sammito di Un’Altra Gela e, seppur con alti e bassi, anche su Salvatore Farruggia di Noi con Salvini-Lega dei popoli. Tra i forzisti, invece, regna una sorta di strana ambivalenza. Salvatore Scerra è partito sparato per la sfiducia, non votando neanche il consuntivo 2016, mentre il suo collega di partito Crocifisso Napolitano non solo è rimasto in aula ma ha detto sì al documento finanziario portato in aula dalla giunta. Insomma, anche i forzisti dovrebbero prendere una decisione. Peraltro, al gruppo che fa riferimento al deputato regionale Pino Federico potrebbe a breve aderire l’ex grillina Sara Cavallo, che dopo aver lasciato il Movimento cinque stelle è stata molto vicina al gruppo dei fedelissimi del sindaco, anche se adesso i rapporti sono più freddi, senza che ciò abbia comportato la firma sul documento di sfiducia. L’ex grillina, infatti, non si unirà ai teorici dodici consiglieri che vorrebbero staccare la spina alla giunta.
Il centrosinistra non corre compatto. Rimanendo appunto su di una linea teorica, la vera opposizione all’amministrazione comunale dovrebbe arrivare dal gruppo di centrosinistra, quello che ha perso le elezioni ma ha comunque ottenuto la maggioranza all’assise civica. Mettendo da parte i quattro grillini presenti in aula, che hanno più volte definito chiusa l’esperienza Messinese e lo manderebbero a casa già domani, il colpo dovrebbero batterlo proprio quelli del gruppone di centrosinistra. Il Pd, come al solito, si dimostra terra un po’ di tutti. C’è chi vorrebbe affossare prima possibile la giunta, a cominciare dal capogruppo Vincenzo Cirignotta, chi non appare così convinto della soluzione immediata, tra questi il neo dem Guido Siragusa, ma anche chi mirerebbe a sanare i rapporti tra Messinese e il Partito Democratico, “plotoncino” capitanato dal presidente del consiglio comunale Alessandra Ascia. I quattro di Sicilia Futura sembrerebbero intenzionati a non avere rapporti con questa giunta. Domani dovrebbero apporre le loro firme sul documento unitario di sfiducia e non hanno neanche votato il consuntivo 2016. Allo stesso tempo, però, sono gli stessi che hanno guidato la fronda delle commissioni, compreso l’accordo trasversale con il centrodestra che ha portato a “punire” i dem. Carmelo Casano di Articolo 1 l’ha più volte ribadito, così com’è questa giunta non gli piace. Il consuntivo l’ha votato per cercare di sbloccare l’empasse sul sevizio di assistenza domiciliare ad anziani e disabili e pur di far emergere le tante contraddizioni interne al Pd ha comunque scelto di portarsi avanti, accelerando su una mozione di sfiducia che ha già firmato. In realtà, il sindaco potrebbe pescare nella casa di Crocetta, ovvero tra i superstiti del Megafono. Il capogruppo Sara Bonura, fedelissima del presidente della Regione, pare abbia ricevuto indicazioni da Palermo, dove si mira ad attendere. Non sono arrivati ordini di sfiduciare il sindaco né di fargli opposizione a tutti i costi. Una strategia che avrebbe ricevuto l’avallo anche di Enrico Vella, tra i leader di questo gruppo. Quelli di Crocetta guardano anche a ciò che sta accadendo a Palermo in vista delle regionali e, soprattutto in questo momento, fanno fatica a sposare le stesse posizioni politiche di Pd e Sicilia Futura, solo per richiamare i “grossi”, che hanno scaricato il presidente uscente, preferendo altre soluzioni. Tutto da interpretare, invece, è il ruolo dell’altro consigliere crocettiano Giuseppe Guastella. Da mesi, più che seguire le indicazioni dei suoi, il giovane consigliere si muove soprattutto nell’orbita di Carmelo Casano. Nessun rapporto politico ufficiale, ma Guastella si fida eccome del più navigato collega. Nel gruppo misto, poi, i troppi umori d’aula appaiono sintetizzati da Angela Di Modica che si è esposta e non poco, ribadendo la volontà di sfiduciare il sindaco, da un Antonio Torrenti, da alcuni mesi candidato a sfiduciare Messinese senza averlo ancora fatto, e dal nuovo ingresso di Maria Pingo, a sua volta transfuga del Megafono di Crocetta che, sulla carta, non vede di buon occhio la giunta, tanto da non aver votato il consuntivo 2016, e la sfiducia, tra mille distinguo, potrebbe anche votarla. Il sindaco ha solo l’imbarazzo della scelta. Certo, di tutto si può parlare salvo che di politica, almeno di quella che conoscevamo tanto tempo fa. Se i consiglieri comunali stanno bleffando lo capiremo molto presto. Non è semplice votare per alzarsi da una poltrona che garantisce cinque anni di visibilità, e non solo. Forse, se Messinese agganciasse il treno giusto, magari facendo salire qualche nuovo assessore, allora potrebbe assicurarsi anche i prossimi tre anni.